No Cgil ai negoziati separati Ma il governo va avanti

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ROMA — Saranno tavoli bilaterali, quelli cui il governo, a partire dalla prossima settimana, convocherà  i sindacati per avviare il confronto sulla riforma del lavoro. Non sembra passare, dunque, la protesta della Cgil, contraria a questa modalità , affidata ieri al social network Twitter: «Monti non convochi i sindacati separatamente. Gli incontri separati stile Sacconi (ex ministro del Lavoro del governo Berlusconi, ndr) rendono solo tutto più complicato e più lungo». 
L’esecutivo non ha preso posizione ufficialmente ma ha fatto sapere che le modalità  operative non cambiano: ci saranno tavoli bilaterali, presso il ministero di Elsa Fornero, per ascoltare le posizioni di ciascun sindacato ma strettamente sui temi del mercato del lavoro e senza divagazioni, per tirare le prime conclusioni entro la fine del mese. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, potrebbe prendere parte alla concertazione, ma solo nella fase finale.
L’intenzione di vedere separatamente le parti sociali, riferiscono le fonti di governo, dipende dalla necessità , sottolineata dallo stesso Monti nella telefonata con i leader sindacali a Capodanno, di arrivare in tempi stretti a un’intesa. Ma la polemica sollevata dalla Cgil, probabilmente preoccupata di trovarsi isolata qualora Cisl e Uil si trovassero a condividere le posizioni del governo, come più volte è successo con lo scorso esecutivo, non ha lasciato nessuno indifferente. Da tutte le parti sono giunti inviti alla moderazione e a superare il problema formale delle modalità  delle convocazioni.
Ha iniziato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, indicando la strada da seguire nell’accordo Confindustria-sindacati del 28 giugno scorso sulla contrattazione, «un accordo — sottolinea il presidente — sottoscritto da tutti». Il riferimento è preciso: Napolitano, in questo modo, si rivolge in particolare alla leader della Cgil, Susanna Camusso, che di quell’accordo fu fautrice insieme con la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Una svolta importante che sottrasse il sindacato a un lungo isolamento. E la Cgil sembra cogliere l’accenno quando, sempre tramite Twitter, risponde: «Napolitano, ancora una volta, esprime saggezza: si parta dall’unità  sindacale e non dalla separazione e dalla divisione». Ma oltre non va.
Anche Confindustria richiama l’accordo del 28 giugno, «un passaggio importante per migliorare la produttività  delle aziende e le retribuzioni dei lavoratori». Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, «l’importante è arrivare al patto, anzi può essere utile una consultazione di ciascuno, per orientarsi meglio». La Cisl teme che la Cgil voglia il tavolo unico solo per far pesare il proprio potere di veto e evitare proprie divisioni interne.
Ma la posizione della Cgil sembra più sostanziale che formale, se è vero che il sindacato è convinto che al tavolo non si debba parlare solo di mercato del lavoro ma anche di liberalizzazioni, produttività , contratti e persino di pensioni, riaprendo alcuni capitoli della «fase uno». Quanto all’articolo 18, la Cgil è tassativa: non si tocca. 
Se dunque queste sono le posizioni, sarà  complesso trovare una modalità  che soddisfi la Camusso e non stravolga l’agenda del governo, che intende limitarsi a raccogliere le posizioni dei sindacati per poi fare una propria sintesi. Così come è già  avvenuto sulle pensioni.


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