I dati Usa infiammano le Borse europee

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MILANO – Il giorno prima erano stati i dati sull’occupazione in Germania, ai massimi da venti anni; ieri sono stati gli indicatori macro provenienti dagli Stati Uniti, oltre al calo del tasso di disoccupazione in Germania al 6,8% a dicembre e al 7,1% nel 2011 (ai minimi dal 1991), a dar fuoco alle polveri dei mercati borsistici europei, tornati quasi alla piena operatività  dopo il prolungamento delle feste della Borsa di Londra e di quella di Wall Street. Ieri sono stati proprio questi due mercati a dar la carica: Londra ha guadagnato il 2,29%, maglia rosa nel vecchio continente, mentre dagli States il Dow Jones ha aperto in rialzo di oltre il 2% e poi ha proseguito con un guadagno di oltre un punto e mezzo percentuale. Appena meno, l’1,24%, lo ha guadagnato Piazza Affari, mentre Parigi è stata più cauta, con un rialzo dello 0,72% dopo aver passato parte della giornata in negativo: sulla piazza francese hanno inciso le voci su un possibile downgrade da parte delle agenzie di rating. Anche Madrid ha avuto un andamento riflessivo e poi ha chiuso non lontano dalla parità  (+0,10%): sul mercato spagnolo hanno pesato i dati sui disoccupati, saliti in dicembre ai valori record di 4,422 milioni, il massimo da quando – nel 1996 – vengono diffusi i dati statistici mensili. Di tutt’altro segno i dati provenienti dagli Usa, a partire dalla spesa per le costruzioni edilizie, cresciuta in novembre dell’1,2% rispetto a ottobre e con il settore privato ai massimi dal dicembre 2009. Ancora più significativo forse l’andamento dell’indice Ism manifatturiero, salito a dicembre al 53,9 dal 52,7; un dato positivo dunque e lievemente superiore alle attese degli analisti. E la Fed nell’ultima riunione ha sottolineato che «il mercato del lavoro sta migliorando».
Giornata positiva anche per l’euro, in deciso rialzo dopo aver segnato nella vigilia i minimi da due anni nei confronti dello yen e una debolezza mai vista da 15 mesi verso il dollaro. Ieri la moneta unica ha chiuso gli scambi a quota 1,3060 dollari, contro gli 1,2935 del giorno prima. Ha contribuito a un atteggiamento più favorevole all’euro anche l’annuncio del nuovo vertice Merkel-Sarkozy a Berlino il prossimo 9 gennaio, in preparazione del Consiglio europeo di Bruxelles di fine mese. Andamento altalenante invece per lo spread Btp-Bund, che alla fine ha chiuso la giornata praticamente invariato rispetto alla vigilia (502,1) dopo aver oscillato di circa 5 punti in su e in giù di rispetto alla soglia anche psicologica dei 500 punti. Il rendimento della carta decennale italiana è al 6,92% nonostante sui nostri titoli di Stato sia di nuovo intervenuta la Banca Centrale Europea, con acquisti sul mercato secondario.
Fuori dall’euro-zona invece da segnalare la situazione sempre più tesa dell’Ungheria, dove ieri si è tenuta un’asta di titoli a tre mesi che ha visto i rendimenti volare al 7,67%. La settimana scorsa l’Agenzia sul debito pubblico ungherese aveva dovuto cancellare, per carenza di domanda, parte di un’asta di bond con scadenze tra 5 e 10 anni, arrivando alla fine ad accettare tassi di oltre il 9%. Forti tensioni anche in Grecia, in vista dell’arrivo dei rappresentanti della troika (Ue, Fmi e Bce) ad Atene previsto per il 15 gennaio. Fonti giornalistiche sottolineano tra l’altro che le trattative con i rappresentanti dei creditori internazionali del Paese saranno molto dure, visto che dal loro esito dipende la concessione o meno della prima tranche del nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia, deciso dal Vertice europeo del 26 ottobre, da 89 miliardi di euro.


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