Altri due morti in carcere: 183 in un anno

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Nel penitenziario di Trani un detenuto è morto per cause da accertare. Secondo i familiari le sue condizioni non erano compatibili con la pena: soffriva per le conseguenze di un’encefalite. Si chiamava Gregorio Durante. Era di Nardò, provincia di Lecce, aveva 34 anni. I parenti sostengono che fosse stato messo in punizione — tre giorni in isolamento diurno — per aver simulato una malattia. «Me lo hanno ucciso», piange la madre Ornella. «Me lo hanno fatto morire in galera solo come un cane. Quando siamo andati a trovarlo per Natale era in sedia a rotelle, gli occhi chiusi e i polsi segnati dalle corde». In quell’istituto ci sono 439 reclusi per 233 posti letto regolamentari. Il 2011 si è chiuso con 66 suicidi e 183 morti, secondo i dati dell’associazione Ristretti Orizzonti. Proprio nel discorso di fine anno il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva definito «l’emergenza della situazione disumana» delle carceri «uno dei limiti del nostro vivere civile». Il principale sindacato delle forze di polizia penitenziaria, il Sappe, chiede «che la politica trovi con urgenza soluzioni». L’Osapp accusa: «Siamo sempre più soli». Marco Pannella rivela che il presidente del Senato, Renato Schifani, gli ha espresso apprezzamento per l’impegno dei Radicali sulle condizioni degli istituti di pena (68.144 detenuti per 45.654 posti effettivi). Dopodomani la Commissione Giustizia del Senato comincerà  l’esame del pacchetto emergenza carceri proposto dal ministro Paola Severino. Entro un anno 3.300 reclusi potrebbero uscire.


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