“Esecutivo nominato monarchicamente sappia che il suo tempo scade a gennaio”
ROMA – «Il governo a fine gennaio ha esaurito la sua opera. Monti c’è solo per fronteggiare l’emergenza». Antonio Di Pietro, il leader di Idv, si colloca ormai all’opposizione. Al Professore concede al massimo una proroga fino a giugno, per andare al voto dopo il referendum elettorale. Sempre che la Consulta lo accolga.
Di Pietro, lei accusa Monti di essere un televenditore. Paragona Monti a Berlusconi?
«Sul piano personale, professionale e della credibilità c’è una differenza come la notte e il giorno. Però mi ha colpito l’aria di sufficienza con cui si rapporta agli altri. Chi si loda, s’imbroda. Non ci si può autogiudicare, battezzando le misure “salva Italia”, “cresci Italia”. Vabbe’ che faceva il professore, ma non può darsi i voti da solo. Io voglio vedere i provvedimenti sulla crescita, non le televendite, voglio sapere se ha disdetto l’acquisto dei cacciabombardieri e destinato quelle somme all’occupazione giovanile».
Vorrebbe subito le elezioni?
«Se non vogliamo giocare con l’ipocrisia, e con la democrazia, un governo d’emergenza con una maggioranza non eletta dal popolo ha una ragion d’essere se si occupa dell’emergenza, se è lì per tacitare la Bce e la Ue. A fine gennaio ha concluso la sua opera. Mi pare invece voglia sconfinare. L’11 gennaio la Consulta deciderà sul referendum sulla legge elettorale».
Quindi?
«Idv lavora perché la Consulta faccia una sentenza tecnica e non politica sul referendum; perché sia tenuta fuori dagli interessi partitici e politici che vorrebbero si evitasse il referendum. Il comitato referendario si costituirà in giudizio davanti alla Consulta. Se il referendum viene ammesso, lo si faccia ad aprile e poi a giugno si vada a votare con le nuove regole».
In piena crisi, andare alle urne è un azzardo.
«A quest’ora le elezioni le avremmo già fatte. Invece è arrivato il governo tecnico che ha prodotto un decreto “salva Italia”, che non ha salvato un cavolo. I fatti sono come pietre e si scontrano con le parole al vento dei tromboni dei partiti interessati. La manovra di Monti è stata insufficiente, inefficace e iniqua: lo spread è rimasto quello che era, idem gli interessi dei Btp. La manovra si è rivelata un banalissimo aumento di tasse per quelli che già le pagavano. Se si trattava di questo, non c’era bisogno di professori, né di una sospensione della democrazia».
L’alternativa quindi resta sempre il voto?
«Ripeto che se avessimo votato, non avremmo ora alla Camera 160 deputati che hanno cambiato partito, non è stato solo Scilipoti. Ognuno di questi però si è dato motivazioni nobili mentre quelle di Scilipoti sono ignobili. Ma sono tutte ignobili. Con un governo nominato dal presidente della Repubblica, in forma per così dire “monarchica”, il Parlamento si è limitato a prendere atto supinamente».
Tuttavia Idv ha votato la prima fiducia a Monti. Ora il premier “apre”, dicendo di apprezzare alcune vostre battaglie come quella sulla corruzione, gli sbattete la porta in faccia?
«Monti riconosce che il nostro allarme sulla corruzione è importante. Ma la lotta alla corruzione va fatta con provvedimenti. Noi avevamo chiesto misure precise da mettere nel decreto “salva Italia”, come la tassazione sugli scudati fiscali, il ripristino del falso in bilancio, la confisca dei beni provenienti da autoriciclaggio. Che ora si dica “bravo Di Pietro” è come aprire l’ombrello quando piove».
Il Pd pensa di scaricarla. Il vice segretario Letta immagina alleanze con il centro di Casini e la sinistra di Vendola, ma non con Idv. Si sente isolato?
«Bisogna vedere cosa pensano i cittadini. Noi abbiamo un progetto politico da portare avanti. A maggio si vota in 1.500 comuni e si devono costruire coalizioni. Sono curioso di vedere come e con chi il Pd pensa di farle se vuole governare almeno una amministrazione».
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