Milano, il comune cambia marcia sul campo rom di via Idro
MILANO – Cambio di marcia del Comune di Milano sul campo rom di via Idro. La Giunta Pisapia ha intenzione di abbandonare il progetto, ideato dalla Moratti, di trasformarlo in un campo di transito. “Non ci sembra che l’area sia adatta a questo scopo”, ha detto Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e alla coesione sociale, nell’incontro che si è tenuto giovedì sera, 29 dicembre, nei locali dell’associazione Villa Pallavicini. Il progetto, dal costo di oltre 4 milioni di euro e finanziato con il cosiddetto Piano Maroni, prevedeva la realizzazione di piazzole e servizi per la sosta temporanea di rom e sinti di passaggio. Ipotesi sempre osteggiata dalle associazioni del quartiere di via Padova, dal Consiglio di zona 2 e anche dagli stessi rom harvati (sono 115 e tutti cittadini italiani) che ci abitano dal 1989. Associazioni e rom presenti all’incontro di ieri sera. “Non abbiamo ancora compiuto atti formali, ma stiamo lavorando per cercare in altre zone di Milano l’area su cui far sorgere il campo di transito”, ha aggiungo Granelli. Su via Idro (che sorge su un’area lungo il Naviglio Martesana a ridosso dello svincolo della tangeziale est di Cascina Gobba) “vogliamo spendere le risorse per l’integrazione lavorativa e abitativa delle famiglie che ci abitano, con l’obiettivo di arrivare alla chiusura del campo”. Sembra intanto giunto a soluzione il problema della mancanza di energia elettrica nel campo di via Idro. Una situazione denunciata anche Anna Zoppi, direttrice didattica della scuola Russo Pimentel, ma causata, secondo l’assessore Marco Granelli, dalla morosità dei rom accumulata negli anni con l’A2a (vedi lanci del 19 e del 20 dicembre). “Grazie ad un accordo tra rom, Comune, A2a e Casa della Carità -ha detto l’assessore-, le famiglie verranno allacciate al contatore del Comune e pagheranno una tariffa forfettaria di 90 euro al mese”. Prima di avviare qualsiasi nuovo progetto sul futuro di via Idro, però, sarà necessario risolvere la situazione di incertezza sui fondi del Piano Maroni, che una recente sentenza del Consiglio di Stato ha bocciato. Secondo la Corte infatti non c’erano le condizioni di “emergenza nomadi” che giustificavano i poteri straordinari attribuiti ai Prefetti di Milano, Roma e Napoli. La sentenza ha di fatto congelato i circa 7 milioni di euro (sui 13 stanziati inizialmente) che ancora dovevano essere spesi nel capoluogo lombardo. “Spetta al Ministero dell’Interno decidere -ha aggiunto Granelli-. Può dare nuovi poteri al Prefetto oppure stabilire accordi diretti con i Comuni”. (dp) ******************* Don Colmegna: “C’è bisogno di un villaggio per la presenza temporanea di rom e sinti o di famiglie in difficoltà ” Il presidente della Casa della Carità : “Non si tratterebbe di famiglie di passaggio, ma che rimangono nel villaggio per il tempo necessario ad aiutarle a trovare una casa e un lavoro” MILANO – “C’è bisogno di un villaggio per la presenza temporanea di rom e sinti o di famiglie in difficoltà “: la richiesta è di don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità , intervenuto giovedì 29 dicembre all’incontro sul campo di via Idro a Villa Pallavicini (vedi lancio precedente). La Casa della Carità gestisce il presidio sociale del campo che sorge alla periferia nord est di MIlano, in fondo a via Padova. “Non si tratterebbe di famiglie di passaggio, ma che rimangono nel villaggio per il tempo necessario ad aiutarle a trovare una casa e un lavoro -ha sottolineato il sacerdote-. È quel che stiamo facendo al Centro ambrosiano di solidarietà al Parco Lambro, dove abbiamo alcune casette per questo scopo. Finora sono 50 le famiglie che ci hanno abitato e che ora vivono in appartamenti. L’importante è che l’accoglienza sia accompagnata da progetti di inserimento lavorativo e abitativo”. Don Virginio Colmegna non è quindi d’accordo con la proposta dell’assessore Marco Granelli di chiudere definitivamente il campo di via Idro (vedi sopra). Anche i rom di via Idro sono contrari alla chiusura del campo. Delle 35 famiglie che ora lo abitano, 7 nei prossimi mesi andranno ad abitare in appartamenti e 8 in una cascina nel Pavese. “Loro hanno fatto questa scelta -ha affermato Marco Deragna intervenendo all’incontro a Villa Pallavicini a nome dei rom che rimangono nel campo- Abbiamo investito dei soldi nelle casette in cui abitiamo da oltre 20 anni e il Comune deve tenere in considerazione le esigenze di tutti prima di prendere decisioni”. (dp) © Copyright Redattore Sociale
Related Articles
L’ultimo colpo è per l’ex Nar
L’agguato a Francesco Bianco: da Forza Nuova alla sospensione dall’Atac Nella zona dei Castelli l’estrema destra è forte. Ma si guarda alla criminalità
La casa a sua insaputa e la leggina salva-poltrona il boiardo sopravvissuto a 7 premier e 14 inchieste
Ercole Incalza. L’ascesa e la caduta dell’uomo che ha deciso i destini delle grandi infrastrutture in Italia
Mezzogiorno, perché non si fermerà l’emigrazione
Meno investimenti pubblici, e rubinetti chiusi per il credito. La deriva economica del sud ha radici che il Pil non riesce a capire. E la Secessione dà il colpo di grazia