La minaccia Teheran: “No ad altre sanzioni o blocchiamo lo stretto di Hormuz”

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Se ci saranno sanzioni contro le esportazioni di petrolio iraniano, «nemmeno una goccia di petrolio» passerà  attraverso lo Stretto, ha detto il vice presidente iraniano Mohammad Reza Rahimi all’agenzia Irna. Alla vigilia di Natale l’Iran aveva cominciato le esercitazioni: per dieci giorni in un territorio di 2.000 kilometri quadri tra il Golfo di Oman e quello persico le navi da guerra iraniane proveranno la guerra. Non è la prima volta che la marina iraniana fa questo tipo di manovre nel Golfo, ma le manovre sono diventate sempre più frequenti da quando circolano le speculazioni su un possibile attacco israeliano all’Iran. Le manovre erano stato annunciate due settimane fa: «Se il mondo vuol rendere questa regione insicura noi renderemo insicuro il mondo» aveva detto il leader Khamenei.
Dallo stretto di Hormuz passa un terzo del traffico petrolifero marittimo. Attraverso quei 6 chilometri tra Oman e Iran viene trasportato tutto il petrolio saudita, quello degli Emirati, dell’Iraq e dell’Iran e tutto il gas liquido del Qatar. Le manovre non impediscono il passaggio delle petroliere, ha detto l’ammiraglio Habibollah Sayyari, precisando però che la Marina sarebbe immediatamente in grado di chiudere lo stretto se ricevesse l’ordine di farlo.
La possibilità  che l’Iran chiuda lo stretto di Hormuz viene considerata con scetticismo dagli esperti e dagli esponenti dell’Opec, perché impedendo il passaggio delle petroliere Teheran danneggerebbe anche se stessa. Ma le relazioni tra l’Iran e l’Occidente sono arrivate al punto più critico degli ultimi anni, dopo che l’ultimo rapporto dell’Aiea ha rafforzato i sospetti che l’Iran miri a costruire la bomba atomica. Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada hanno già  deciso sanzioni contro i settori finanziario e energetico, mentre l’Europa sta per imporre un divieto di importazione del petrolio iraniano. Nelle ultime settimane la tensione è salita alle stelle: prima le sanzioni britanniche contro l’Iran, poi l’attacco all’ambasciata britannica a Teheran, poi un inasprimento delle sanzioni europee e infine un drone americano abbattuto – o catturato- su suolo iraniano.


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