Incendi, 48 ore di paura in Liguria

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VADO LIGURE (Savona) — Ragazzini maneggiano grossi petardi ai margini di un bosco. Tira un vento fortissimo di tramontana. Forse qualcosa non funziona nelle micce di quei piccoli ordigni di carta, oppure semplicemente i ragazzi non sanno come usarli. Il risultato? Un incendio enorme, due giorni con il fiato sospeso, trecento e più ettari di macchia mediterranea inceneriti fra Vado Ligure e Quiliano, un pensionato ustionato, due auto bruciate e tanta, tantissima paura per chi vive nelle frazioni di Segno, Contrada, Cunio, Sant’Ermete, Bassi…
Che sia nato tutto dal gioco di quei ragazzini è più che un’ipotesi. Sarebbe, in sostanza, quello che c’è scritto nel rapporto che i carabinieri di Savona hanno inviato ieri al sostituto procuratore Giovanni Battista Ferro. Il pm ha aperto un’inchiesta per disastro colposo e incendio boschivo, inizialmente contro ignoti. Ma i dettagli contenuti in quel rapporto sarebbero utili per fare di più: si parla di due minorenni (nessuna conferma ufficiale dal Palazzo di giustizia) già  indagati e che potrebbero essere sentiti oggi. Sarebbero adolescenti che avevano fretta di provare i petardi prima della festa di Capodanno. Due di loro si sarebbero lasciati sfuggire parole che suonavano come ammissioni quando il rogo era scoppiato da pochissimo e sembrava fosse stato domato. Forse sollevati dal fatto che pareva non fosse successo nulla di grave, avrebbero farfugliato qualcosa sull’utilizzo di petardi con alcuni agenti della guardia forestale. Ma per accertare che sia andata davvero così serviranno almeno un paio di giorni, quanto basta per incrociare alcune testimonianze e scoprire se le telecamere piazzate nella zona hanno registrato particolari utili.
A Vado Ligure, pochi chilometri a ovest di Savona, il crepitio delle fiamme ha cominciato a farsi sentire nel tardo pomeriggio del 24. Prima in un punto soltanto e con il passare delle ore su più fronti, fino al Comune di Quiliano. Gente costretta alla fuga dalle abitazioni più vicine all’incendio, anche i personaggi di un presepe vivente hanno dovuto abbandonare la scena e a mezzanotte il presepe è rimasto vuoto, niente Gesù Bambino. Il fuoco, aiutato dal vento di tramontana che soffiava a più di cento chilometri orari, a quell’ora sembrava quanto mai vicino alle case. È stato così per tutto il giorno di Natale e fino al primo pomeriggio di ieri. Il vento ha dettato i rischi: enormi oppure minimi a seconda di quanto fosse impetuoso e di quale direzione prendesse. I vigili del fuoco, gli uomini della protezione civile e della guardia forestale, hanno faticato non poco per tenere il rogo lontano dai luoghi abitati, anche perché il fronte delle fiamme è diventato enorme: 4-5 chilometri estesi in una sorta di semicerchio che «abbracciava» diverse frazioni.
«È la seconda volta che facciamo Natale con il fuoco, la prima è stata sette-otto anni fa» racconta la signora che vive nella villetta in cima a via degli Ulivi, frazione Segno. «Ce la siamo vista brutta in alcuni momenti» dice. «Ma siamo qui, la casa è qui ed è questo quello che conta». 
All’alba di ieri le ore più critiche. Tanto era diventata pericolosa la situazione che il sindaco di Vado, Attilio Caviglia, ha dovuto ordinare l’evacuazione delle zone più vicine alla linea del fuoco. Circa trecento persone hanno dovuto abbandonare di corsa le loro case fino al cesto allarme, arrivato nella tarda mattinata.
Quando sono le quattro del pomeriggio e tutto sembra ormai sotto controllo, i comandanti provinciali della Forestale e dei vigili del fuoco, Pier Edoardo Mulattiero e Arturo Antonelli, si lasciano andare a un commento amaro: «E pensare che quest’anno la provincia di Savona aveva una media di 0,36 ettari distrutti per ogni incendio» dice uno dei due all’altro. Niente, praticamente. Un dato molto positivo. Fino a ieri. «Chissà  adesso a che cifra arriveremo…».


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