Festa dell’indipendenza con il nipote di re Idriss

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Quando il colonnello Muammar Gheddafi prese il potere il primo settembre 1969 vietò il festeggiamento di quell’ anniversario che eccetto quello della «rivoluzione» del primo settembre. A Tripoli c’è stata una marcia dalla Piazza dei martiri come è stata ribattezzata la Piazza verde, all’ex palazzo reale, oggi sede del museo nazionale. Fra i presenti, che gridavano «mai più Gheddafi», anche il principe Idris bin Abdullah al-Senussi, nipote di re Idris, che sogna di tornare in Libia e cova qualche speranza di recuperare il trono del nonno. Era previsto anche un pranzo per migliaia di persone con una tavolata lunga fino a 2 km sul lungomare, ma è stata cancellata «per ragioni di sicurezza». Lo stesso giorno si è dimisso («per ragioni di salute») l’appena nominato ministro dell’economia, Tahar Charkass, vittima delle manifestazioni per reclamare l’esclusione dal governo dei voltagabbana del vecchio regime. Non solo: gli ex combattenti chierono che nella cinquantina di posti del Cnt, il 40% sia riservato a loro in quanto « simbolo della rivoluzione», come ha affermato Fraj el-Sueihli, un comandante di Misurata.


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Scelta tardiva ma che risponde alla prima richiesta dei manifestanti. Solo che da giugno le proteste sono diventate ben altra cosa e le richieste sono ormai molte di più

UN POSTO NELLA STORIA

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OGNI presidente americano capace di guadagnarsi un secondo mandato lo spende alla ricerca di un posto nella storia.

Perché l’Ungheria spaventa l’Europa

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SE L’ITALIA delle lauree non ride, l’Ungheria piange a dirotto. La sua nuova Costituzione, il principale colpo di mano della “maggioranza introvabile” di Viktor Orbà¡n, porta in calce la firma del presidente Pà¡l Schmitt, dimesso dopo che gli è stato revocato il dottorato dalla facoltà  di educazione fisica: aveva copiato 197 pagine su 215 della sua tesi. Ora è una gara a frugare negli archivi per scovare reciproche false lauree. Oggi Orbà¡n proporrà  il suo candidato alla successione, i nomi che corrono sono quelli di Jà¡nos Ader, già  presidente del Parlamento, o di Jà¡zsef Szà¡jer, ligi parlamentari europei. Gà¡spà¡r Miklos Tamà¡s, autorevole professore di filosofia spedito anzitempo in pensione – a 62 anni, con altre migliaia, compresi 200 giudici, da una specie di epurazione governativa – si è augurato una Presidente donna, e tanto meglio se zingara e lesbica: e non scherzava. Ci sono paesi segnati da un vittimismo nazionale: la Serbia, per esempio. Ce ne sono altri attraversati da una quantità  di vittimismi, ciascuno dei quali ha qualche buona ragione. 

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