Liberalizzazioni, lo Scatto sui Farmaci Enti locali in Ritardo

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ROMA — Dvd e aspirina. Anche con una buone dose di immaginazione è difficile individuare delle somiglianze tra i due prodotti. Se non che possono essere messi entrambi in vendita. Eppure, anche se sembra banale, è proprio questa la chiave della trasformazione che sta per subire in Italia la rete Blockbuster, un marchio famoso, legato all’ascolto di musica e alla visione di film. I negozi della catena di videonoleggio, ormai in liquidazione perché soffocata dai debiti, saranno ceduti, a quel che sembra, al marchio «Essere Benessere» che li vorrebbe trasformare in parafarmacie. 
Ed ecco qui il punto in comune: il dvd o il cd, in tempi di streaming e downloading, non tira più mentre l’aspirina, in tempi di liberalizzazioni, sì. I lavoratori di Blockbuster protestano, a Roma hanno chiuso i negozi il giorno dell’Immacolata, a Milano stop a Natale. I sindacati cercano di scongiurare il licenziamento dei 740 dipendenti e puntano sull’incontro in programma domani. Ma il destino dei 118 punti vendita che cesseranno la loro attività  il 15 febbraio prossimo, se non quello dei lavoratori, sembra segnato sempre che la proposta di acquisto presentata da «Essere Benessere» vada in porto. Diventeranno parafarmacie pronte ad inserirsi nel programma di liberalizzazioni annunciato dal governo Monti e ostacolato dalle farmacie che non vogliono perdere l’esclusiva della vendita dei cosiddetti farmaci da banco, quelli della fascia C acquistabili anche con ricetta ma a totale carico dei pazienti. Non ci saranno dunque solo i corner adibiti a farmacia nei supermarket ma anche una catena vera e propria di negozi ad hoc. Le decisioni comunque devono ancora essere prese, perché la norma che decideva a riguardo è saltata all’ultimo minuto dal decreto Salva-Italia lasciando in piedi solo l’impegno dell’Aifa (l’Associazione italiana del farmaco) e del ministero della salute a decidere entro 120 giorni quali e quanti dei farmaci della fascia C — che hanno un mercato da 3,1 miliardi l’anno, cioè il 12% della spesa farmaceutica degli italiani — potranno essere venduti nelle parafarmacie assieme a prodotti sanitari e per la cura personale. Magari lasciando la responsabilità  della vendita ad un farmacista. Certo a quel punto bisognerà  chiarire ai clienti cosa potranno acquistare in questi nuovi negozi e cosa invece nelle farmacie vere e proprie. Ma il governo intende insistere ed andare avanti per arrivare ad una riforma organica che passi attraverso il monitoraggio sulla vendita complessiva dei farmaci e che prenda in esame anche un ampliamento del sistema delle concessioni. 
Nel piano di liberalizzazioni del governo, peraltro ancora solo accennato in attesa dell’annuncio della fase due, come ha detto il premier Mario Monti, trovano posto misure che incidono su settori molto diversi tra loro. Dalle farmacie ai taxi di cui si riparlerà  tra sei mesi, dalle edicole i cui proprietari intendono far valere le loro ragioni col governo nella trattativa per lasciare libertà  di vendita di giornali e riviste, alle libere professioni che hanno ancora otto mesi a disposizione per disegnare e mettere in pratica la riforma degli ordini senza peraltro rischiarne la chiusura. 
In agenda c’è poi il complesso comparto della liberalizzazione dei servizi gestiti dai Comuni e dagli enti locali, dai trasporti, aeroporti compresi, all’informatica, dall’energia all’acqua per un totale di 675 società . Nonché il settore del gas e della distribuzione del carburante. L’unica misura che ha resistito agli interventi di stralcio contenuta nel decreto Salva-Italia è quella che consente la libertà  degli orari di apertura dei negozi anche al di fuori delle città  d’arte o le città  turistiche. C’è da vedere a questo proposito come si regoleranno le attività  a gestione familiare che rispetto alla libertà  d’orario fanno più fatica ad adeguarsi rispetto alla grande distribuzione. Le liberalizzazioni, ha osservato l’Ocse, consentono di aumentare la redditività  dei servizi che si sono aperti alla concorrenza, ma forse esistono in qualche caso rischi di concentrazioni a svantaggio delle realtà  più piccole, con un livellamento della qualità  oltre che dell’offerta. In ogni caso la strada delle liberalizzazioni non sarà , se non altro per le difficoltà  e le resistenze di lobby e corporazioni, speditissima così come il cammino per il ritorno alla crescita non potrà  che essere graduale con l’attuazione di riforme che potranno dare i loro effetti in tempi più lunghi. 
Nel processo di eliminazione degli ostacoli alla concorrenza avrà  un ruolo primario, accanto al governo Monti, l’Antitrust. Non per nulla il presidente dell’Autorità  Giovanni Pitruzzella, che ha preso il posto di Antonio Catricalà  trasferitosi a Palazzo Chigi come sottosegretario alla Presidenza, ha annunciato per metà  gennaio un promemoria dettagliato sulle cose fatte e su quelle da fare, un’analisi dei vari mercati sui quali intervenire con misure mirate.


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