«Effetto crisi», i consumi scendono Nelle feste spese ridotte di 400 milioni

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ROMA — Un Natale da Quaresima. E se cambiano i conti, a seconda di chi li fa, la sostanza resta la stessa: durante le prime feste ai tempi dello spread abbiamo speso molto meno che negli anni passati. Secondo le stime della Coldiretti, ad esempio, tra cenone della vigilia e pranzo del 25 sono andati via 2,3 miliardi di euro, il 18% in meno dell’anno scorso, la cifra più bassa dal 2001. E se ci alziamo da tavola il segno meno continua a tenerci compagnia, insieme agli effetti della crisi e delle tre manovre approvate nella seconda metà  di questo difficile 2011.
Dicono i calcoli dell’Osservatorio nazionale di Federconsumatori che la spesa totale del periodo natalizio ha raggiunto i 4 miliardi di euro, contro i 4,4 previsti dall’organizzazione. In media ogni famiglia ha tirato fuori 166 euro. Con una riduzione rispetto al Natale scorso del 24% nel settore dell’arredamento, del 18% per vestiti e scarpe, dell’8% per il turismo, del 7% per i profumi e del 3% pure per i giocattoli. Stabile la spesa per libri e cd, settore dove ci sono state forti promozioni, mentre l’unica voce in attivo è quella dell’elettronica che guadagna l’1%, spinta dalla vendita di smartphone e dal passaggio al digitale terrestre in alcune regioni. In questo settore — dice Paolo Galimberti, presidente di Euronics Italia e dei giovani imprenditori di Confcommercio — il «Sud è andato un pochino meglio rispetto al Nord, che registra una dato sensibilmente preoccupante».
Di numeri ce ne sono altri ancora, come i 48 euro che ogni italiano avrebbe speso in meno rispetto agli anni precedenti, secondo il Codacons. Ma quello che conta è la lettura di questa sfilza di segni meno e soprattutto le previsioni per i prossimi mesi, a partire dai saldi che quest’anno saranno anticipati proprio per tentare di salvare la stagione. «Coinvolgeranno le famiglie che non hanno comprato nulla a Natale e saranno un disastro totale», pronostica il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti, che sottolinea come solo il decreto del governo Monti «costerà  alle famiglie 1129 euro». Ed è proprio la manovra, anzi le manovre, a far entrare i conti di Natale nel dibattito politico: «Gli italiani hanno speso 400 milioni in meno — dice Antonio Di Pietro — e gli effetti dell’intervento del governo sulle loro tasche devono ancora iniziare a farsi sentire. Se milioni di persone non hanno un euro in tasca come faranno a rilanciare la crescita?». Per una volta il leader dell’Italia dei valori si trova d’accordo con il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone: «I primi dati sulla drastica compressione dei consumi natalizi sono un anticipo degli effetti recessivi e depressivi (per ora psicologici ma presto purtroppo concreti e tangibili) di una manovra troppo concentrata sugli aumenti di tasse». Manovra «recessiva», anche secondo il responsabile economico del Pd Stefano Fassina, che però aggiunge: «Berlusconi dovrebbe ricordare di essere responsabile di 20 miliardi di buco che ha lasciato in eredità  al governo Monti a causa della delega fiscale».
Dibattito politico a parte, ci sono altri due dati poco incoraggianti. Il primo lo ricorda la stessa Federconsumatori: «Gli italiani hanno risparmiato su tutto tranne che sul gioco e questo non è positivo. Si tenta la fortuna per uscire da una situazione molto negativa». Il secondo è un numero nero che nemmeno un Natale di crisi come questo è riuscito a cambiare. Secondo la Coldiretti quasi un quarto dei piatti preparati per il cenone della vigilia o il pranzo del 25 sono finiti tra gli avanzi. A fare i conti si arriva a mezzo miliardo di euro che rischia di passare direttamente dalla tavola al bidone della spazzatura. Qualcosa in più di quello che a Natale abbiamo speso per il vino, lo spumante e tutte le altre bevande. Visto il momento, uno spreco doppio.


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