Concorrenza nei Servizi: è l’Anno Zero

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ROMA — Secondo l’Ocse, se l’Italia avesse aumentato la concorrenza nei servizi avrebbe assicurato ai vari settori una crescita del reddito di mezzo punto l’anno. Ma la liberalizzazione nel Belpaese è sempre stato un processo complicato, di stop and go, rapido in alcuni periodi e praticamente fermo in altri. Col risultato che, sempre secondo l’organizzazione di Parigi, la regolamentazione italiana sui servizi — professionali, postali, di trasporto e di commercio — appare ancora tra le più restrittive dei Paesi industrializzati. Facendo una classifica su queste basi risulta infatti che l’Italia è nelle posizioni di coda in particolare nei servizi professionali e postali (rispettivamente al ventottesimo e ventisettesimo posto sui trenta Paesi presi in considerazione dall’Ocse), nonché a seguire nei trasporti terrestri (23°posto) e aerei (20°) e nel commercio al dettaglio (18°).
Anche i tentativi fatti dal premier Mario Monti sono per lo più caduti nel nulla, perché tra proteste e pressioni corporative, tra ritocchi e rinvii, l’unica norma di liberalizzazione che non ha subito modifiche è quella degli orari dei negozi che, a meno di qualche veto delle Regioni, potranno restare aperti senza vincoli come già  avviene nelle città  d’arte e le località  turistiche.
Per le altre misure, invece — dagli ordini professionali ai taxi alle farmacie — i tempi saranno più lunghi e il processo di apertura alla concorrenza avverrà  a tappe.
L’intenzione del presidente del Consiglio era di consentire la vendita dei farmaci di fascia C, quelli che anche se con ricetta sono a completo carico dei pazienti, anche nelle parafarmacie e negli angoli organizzati dei supermarket. Alla fine però la norma è stata trasformata lasciando solo in piedi l’impegno dell’Aifa (l’Associazione italiana del farmaco) e del ministero della Salute a decidere entro 120 giorni quali di questi farmaci, il cui mercato vale 3,1 miliardi l’anno cioè il 12% della spesa farmaceutica degli italiani, avranno il bollino per essere venduti al di fuori delle farmacie. 
Anche i taxi sono spariti all’ultimo momento dal decreto salva-Italia del governo. Stando al ministro Corrado Passera dovrebbe trattarsi solo di un rinvio: della liberalizzazione delle auto del servizio pubblico se ne riparlerà  tra sei mesi. Intanto nelle Milleproroghe ha trovato posto lo slittamento al 30 giugno 2012 dell`emanazione del decreto «che avrebbe dovuto adottare disposizioni attuative, tese ad impedire pratiche di esercizio abusivo del servizio taxi e del servizio di noleggio con conducente».
Gli ordini professionali sono usciti dal decreto di Monti e dalla voglia di liberalizzazione del governo impegnandosi all’autoriforma entro il 13 agosto del 2012, ottenendo in cambio l’attenuazione della sanzione per chi arriva in ritardo o non rispetta le linee guide stabilite con la manovra d’agosto. Gli ordini cioè non spariranno. Secondo la Banca d’Italia, che da tempo spinge sul tasto delle liberalizzazioni nell’ambito delle riforme strutturali, necessarie per spianare la strada della ripresa e della crescita dell’economia, il numero degli ordini professionali, che attualmente sono 27, andrebbe ridotto come andrebbe rivisto il loro ruolo, lasciando quello di garanzia ma togliendo ogni competenza nella fissazione di compensi e tariffe.
Le edicole infine, la libertà  di vendere giornali e riviste è rimasta nella manovra ma gli edicolanti hanno ottenuto, in cambio della rinuncia a chiudere i battenti per tre giorni, l’apertura all’inizio di gennaio di un tavolo col governo per discutere i problemi del settore.
Per ora le liberalizzazioni si sono chiuse qui, ma si tratta solo della prima fase, sostiene il ministro Passera, a cui ne seguirà  un’altra a breve. In cui potrebbe rientrare il capitolo benzina e riforma della rete distributiva. 
Il governo, insomma non demorde e insiste. «Resta da fare un lavoro enorme per liberare l’economia italiana dai freni della crescita», ha detto Monti. Il governo è pronto a recepire «tutti i suggerimenti» e a intervenire con «azioni coraggiose» sulle liberalizzazioni, ha aggiunto.
Intanto partirà  l’Antitrust, che farà  una sorta di promemoria con le cose fatte e quelle da fare. «Stiamo lavorando per verificare quanto è stato recepito in legge dalle nostre precedenti segnalazioni e quanto resta da fare. Entro metà  gennaio invieremo una segnalazione al Parlamento sulle dinamiche dei singoli mercati e sulle prospettive d’intervento per rafforzare la concorrenza e aumentare la crescita, che è il vero obiettivo del Paese» ha annunciato in Parlamento il presidente dell’Autorità , Giovanni Pitruzzella. «Si è avviato un processo storico. È chiaro che c’è una difficoltà , bisogna rimuovere vincoli e incrostazioni corporative, vincere le resistenze non è facile» ha aggiunto.
E nella lista delle cose da fare, come ieri ha affermato l’ex ministro delle Politiche Ue, Andrea Ronchi c’è anche quella di «rilanciare, senza timidezze né attendismi, le norme del decreto Ronchi-Fitto» bocciate dal referendum sull’acqua, «visto che le questioni centrali di energia, trasporti e servizi pubblici locali sembrano finalmente entrate nell’agenda del nuovo governo».
Ma nella lista oltre i trasporti, la cui liberalizzazione — nei tre comparti ferroviario, aereo e marittimo — sarà  seguita dalla nuova Autorità  istituita dal decreto del governo che ha anche rafforzato i poteri dell’Antitrust, ci sono anche altri settori. Fra questi, come ha suggerito il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nella sua audizione in Parlamento, i servizi per la mobilità  urbana e soprattutto i servizi postali in cui le modalità  di recepimento della terza direttiva comunitaria non sono state tali da favorire una piena liberalizzazione.


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