Il Professore prepara il rilancio “Entro aprile sarà  tutto pronto”

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 ROMA – «Adesso che abbiamo spento l’incendio, ora che i conti pubblici sono in sicurezza, ci prendiamo un po’ di tempo per fare le cose per bene». La confessione di un ministro, il giorno dell’approvazione definitiva della manovra in Parlamento, rende bene l’atteggiamento del premier di fronte alla fase due, quella della crescita e dello sviluppo. Una fase necessaria visto che i migliori centri studi indicano per il prossimo anno una recessione piena con circa l’1,5% di Pil in negativo. 
Calma e gesso, quindi. Senza dimenticare, ripete Monti nei suoi incontri di questi giorni con i leader dei partiti, che «un terzo del decreto “Salva-Italia” è già  per la crescita». Così ieri sera fonti del governo smentivano con decisione l’ipotesi circolata in giornata di un consiglio dei ministri straordinario, da convocare il 28 dicembre, per approvare le prime misure pro-sviluppo. «Non c’è fretta», insiste Monti. Anche perché, insieme al ministro per gli affari europei Enzo Moavero, il capo del governo ha segnato un’unica scadenza sull’agenda: è aprile il mese chiave, quello in cui palazzo Chigi dovrà  presentare a Bruxelles il Programma nazionale di Riforme e il Programma di Stabilità , i due documenti di programmazione economica previsti dal nuovo semestre europeo. Sarà  in quel testo che ci dovranno essere gli interventi strutturali dell’Italia per risalire la china. 
Ma intanto una prima indicazione di metodo Monti l’ha data ai suoi ministri nei giorni scorsi. «Con la spending review – ha spiegato il Professore – dobbiamo abbandonare i tagli lineari di chi ci ha preceduto per arrivare a tagli selettivi. Dal 2012 si inizia a scegliere dove investire». Il bisturi della “revisione di spesa” non colpirà  tutti i dicasteri («ci vorrebbero due anni, non due mesi») ma verrà  applicato ai cinque ministeri più grandi, quelli dove si concentrano le uscite. E sarà  affidata al coordinamento della Ragioneria generale dello Stato, quindi sotto la regia politica dello stesso Monti. «Ci vorranno mesi – ha detto ieri il premier in Senato – ma i risultati della spending review saranno duraturi».
Per far risalire sopra lo zero il Pil il capo del governo punta invece sul lavoro del ministro per lo Sviluppo. A via Veneto Passera ha già  in cantiere i primi provvedimenti concentrati sulle liberalizzazioni e infrastrutture, vero cuore della fase due. Il ministro ne ha fatto un punto d’onore dopo il fiasco del decreto sulle farmacie e sui taxi. «Mi sono preso un’arrabbiatura pazzesca – ha confessato in tv da Fazio – ma non finisce qua». Un’ipotesi è quella di riprendere il vecchio ddl Romani sulla concorrenza, finito a impolverarsi in un cassetto da due anni. E di rendere operativi tutti i richiami dell’Antitrust per schiavardare i settori ancora protetti. Non solo le professioni o le farmacie quindi, ma anche le concessioni della autostrade, gli aeroporti, le reti, i servizi locali, i contratti sui carburanti. «Monti è stato commissario europeo alla concorrenza, Catricalà  ha guidato per anni l’autorità  antitrust – spiega una fonte di governo – e non metteranno certo la faccia su provvedimenti finti». Monti, a palazzo Madama, sulle liberalizzazioni ha annunciato «azioni coraggiose». Il premier e Passera stavolta non ripeteranno l’errore fatto con il decreto “salva-Italia”. Niente più interventi «spot» contro questa o quella corporazione, ma un «pacchetto organico» che colpirà  ad ampio raggio. Altrimenti il Pdl – dove personaggi pro-liberalizzazioni come Antonio Martino o Laura Ravetto sono mosche bianche – avrebbe ancora gioco facile a mettersi di traverso. Oggi Monti ne parlerà  ad Alfano e ai capigruppo Pdl, ricevuti alle otto del mattino a palazzo Chigi. 
Infine il tema chiave della riforma del mercato del lavoro. Palazzo Chigi, dopo il frontale con i sindacati, vuole prendersi più tempo. Non a caso Monti ha detto che sarà  varata «un’agenda strutturata» di colloqui con le parti sociali. La parola concertazione non è stata pronunciata, ma la sostanza non è molto diversa.


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