Addio anzianità , poche deroghe sistema contributivo per tutti e protezione fino a 1.400 euro
In pensione più tardi, con un metodo di calcolo che tiene conto solo dei contributi versati e con una anzianità di versamenti richiesta che andrà gradualmente ad aumentare. La riforma Fornero passerà alla storia per aver accelerato la parificazione dell’età pensionabile fra uomo e donna (aggancio che avverrà nel 2018 a 66 anni) e per aver fatto sì che gli italiani, in futuro, siano chiamati a restare al lavoro fino alla soglia dei 70 anni (già nel 2021 per aver diritto alla previdenza bisognerà averne compiuti almeno 67).
Si comincia dal prossimo gennaio: salta il sistema delle quote d’anzianità , salta l’assegno garantito a qualsiasi età pur di aver accumulato almeno quarant’anni di lavoro alle spalle, salta il sistema delle «finestre» in uscita.
Una rivoluzione voluta per motivi di risparmio (garantito anche da un blocco biennale delle indicizzazioni per gli assegni superiori ai 1.404 euro), ma soprattutto per tentare di rendere più equo un sistema che favorisce i «vecchi» e penalizza i «giovani». Il passaggio al contributivo per tutti, l’aumento dell’età anagrafica, il fatto che siano state aumentate le aliquote degli autonomi e che le deroghe ammesse siano poche diminuirà in futuro le disparità di trattamento: ma resta il fatto che i figli di oggi andranno in pensione con un assegno del 25 per cento più basso rispetto ai padri.
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