Nel mirino anche capitali scudati, titoli e case all’estero

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MILANO – Case, azioni e capitali. Il Salva-Italia non risparmia nemmeno il patrimonio parcheggiato all’estero (ora o in passato) dagli italiani. Anche se molti osservatori temono un percorso accidentato – costellato di ricorsi in tribunale – per l’imposta sui 160 miliardi scudati con i condoni dell’era Tremonti-Berlusconi e per l’Ici sul mattone oltrefrontiera. 
La voce di gettito più importante, in teoria, è proprio il giro di vite sui capitali rientrati nel Belpaese con gli scudi varati tra il 2000 e il 2009. La manovra prevede per questo tesoretto un’imposta di bollo annuale del 4 per mille che nel 2012 e nel 2013 viene invece calcolata in via straordinaria all1% e all’1,3%. Gettito previsto per il primo anno 1,4 miliardi circa.
Il problema è trovare chi si farà  carico di pagare la tassa su capitali che, almeno in teoria, sono tuttora secretati. Il sostituto d’imposta dovrebbe essere l’intermediario che all’epoca dello scudo ha effettuato l’operazione. Ma il rischio è che nel frattempo i soldi siano spariti altrove, magari gonfiati o ridotti dall’altalena dei mercati. Se banche, Sim e Sgr non faranno la loro parte, prevede il decreto, lo Stato avrà  diritto di chiedere loro l’identità  di chi ha rimpatriato i soldi nascosti all’estero.
La mannaia del governo Monti cade pure sui titoli e le attività  finanziarie controllate all’estero. In questo caso l’imposizione sarà  pari all’1 per mille nel 2001 e nel 2012 e dell’1,5 per mille da quella data in poi.
L’ultimo capitolo nel campo delle incursioni oltrefrontiera del Salva-Italia è quello – pure lui delicatissimo – delle case all’estero. Il trattamento è uguale a quello riservato a quelle tricolori, vale a dire una tassazione dello 0,76% sul valore catastale del bene. Gettito previsto: 93,8 milioni di euro l’anno. I problemi sono due: calcolare i valori catastali in paesi dove valute e sistemi di registrazione sono molto diversi dal nostro e scovare davvero tutto il mattone tricolore fuori dal paese. La relazione tecnica di accompagnamento alla manovra parla di case segnalate nel quadro Rw di Unico per un valore pari a 19 miliardi circa. Gli operatori di settore però considerando il numero di transazioni effettuate (400mila acquisti negli ultimi 20 anni) considerano il dato sottostimato di una trentina di miliardi.


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