Senato, schiaffo alla Consulta “No al divieto senatori-sindaci”
ROMA – E invece no, i senatori non vogliono abbandonare la poltrona. Neanche per rispettare una sentenza della Corte costituzionale, o per conservare i vitalizi vecchia maniera. Così, al contrario di quanto accaduto a Montecitorio, dove la giunta per le incompatibilità ha sancito senza problemi che un deputato non può fare il sindaco di un comune oltre i 20mila abitanti, e dove alcuni hanno già scelto di lasciare lo scranno di parlamentare pur di conservare il vecchio sistema di vitalizio, Palazzo Madama suona un’altra musica.
Ieri – in giunta per le elezioni – sono tornate le antiche alleanze: la Lega si è saldata al Pdl per salvare il posto a Antonio Azzollini, sindaco di Molfetta, e Vincenzo Nespoli, sindaco di Afragola (entrambi pdl). I senatori dell’ex maggioranza hanno quindi detto sì alla proposta del presidente Alberto Balboni e hanno respinto la sentenza della Consulta che sanciva l’incompatibilità tra le cariche di sindaco e parlamentare. Pd e Idv, per protesta, sono usciti dall’aula. Lo ha fatto anche il presidente della commissione, il democratico Marco Follini, che a caldo scrive su Twitter: «Sono metà triste metà arrabbiato». Poi spiega: «Hanno preso una decisione da “ancien régime”. Sono da tempo fautore della più rigorosa incompatibilità tra sindaco e parlamentare. Peraltro, mi sorprende vedere la Lega attestata a difesa della trincea dei sindaci di Afragola e Molfetta». Con il Carroccio se la prendono anche Anna Finocchiaro e Ignazio Marino: «Quello della Lega è un doppio gioco, del tutto demagogico, di partito di lotta e di governo», dice la capogruppo. «Ecco svelata l’opposizione del Carroccio – aggiunge il senatore – nient’altro che il solito minuetto per raggranellare qualche poltrona in più alle prossime elezioni».
Racconta chi c’era che il più accanito nel difendere il suo scranno è stato Marco Azzollini: «Il senatore pdl ha fatto pesare tutta la sua influenza di presidente della Commissione Bilancio. Sia Schifani che Gasparri hanno dovuto accondiscendere, e hanno blindato il gruppo, tirandosi dietro anche la Lega». Ma perché mai, in questo caso, il richiamo del vitalizio col vecchio metodo di calcolo (retributivo invece che contributivo) non ha indotto anche i senatori a fare la scelta di alcuni colleghi della Camera? A Montecitorio Nicola Cristaldi si è dimesso per restare sindaco di Mazara del Vallo: avrà due vitalizi, da deputato regionale e nazionale, oltre che l’indennità di sindaco (in tutto fanno oltre 11mila euro). Stessa scelta di Dussin (Lega), Zacchera (Pdl), Pirovano (ancora Lega). Azzollini e Nespoli, invece, «contano di esserci anche al prossimo giro – svela un senatore – e vogliono restare qui per rafforzare la loro candidatura». Ci sono riusciti. Anche se non è politicamente corretto, che alla Camera viga una regola e al Senato il suo contrario, secondo la Cassazione la competenza sulle incompatibilità è del Parlamento. «L’ex maggioranza ha festeggiato a suo modo l’avvento del figlio di Kim Jong-il», dice caustico Marco Follini. In giro, c’è ancora fame di potere assoluto.
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