Il Fisco entra nel processo contro i vertici Mediaset

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MILANO – A sette mesi dalla richiesta formale, la presidenza del Consiglio decide di autorizzare la costituzione di parte civile al processo Mediatrade dell’Ufficio delle Entrate. Domani mattina a Milano, all’apertura del dibattimento per frode fiscale nei confronti, tra gli altri, del figlio del Cavaliere, Pier Silvio Berlusconi, e di Fedele Confalonieri, l’avvocato dello Stato potrà  quindi formalizzare la sua domanda. E, in caso di un eventuale condanna anche di un solo imputato, avrà  diritto a ottenere un risarcimento. I pubblici ministeri Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro contestano anche a Berlusconi junior e a Confalonieri, di aver avvallato la sovrafatturazione dei diritti televisivi acquistati dalle major americane, che hanno permesso a manager del gruppo di ottenerne all’estero una consistente fetta, sottraendola così alla tassazione e agli attivi dell’azienda.
Pur non essendoci alcun documento o dichiarazione ufficiale, la mossa del via libera alla costituzione di parte civile (anticipata ieri dall’agenzia TMNews), assume inevitabilmente anche un significato politico. Quel che è certo, è che visto il lasso di tempo trascorso, deve essere stata una decisione quantomeno sofferta.
La facoltà  di prendere parte a un processo, infatti, il codice la permette già  al via dell’udienza preliminare. Allora, però, quando il 30 maggio scorso l’affaire Mediatrade era approdato all’esame del giudice Maria Vicedomini, oltre a esserci ancora tra gli imputati l’allora premier, Silvio Berlusconi (poi prosciolto), nessuno aveva autorizzato la richiesta. Con l’arrivo del professor Mario Monti a Palazzo Chigi, evidentemente, le cose sembrano cambiate e la pratica si è sbloccata in un battibaleno. 
Non ci sono precedenti per capire se con il Cavaliere nella veste di premier si sia impedito, sistematicamente, questa pratica. Nei processi Mills, in cui Berlusconi è tutt’ora imputato di corruzione giudiziaria e in quello Mediaset (frode fiscale), le costituzioni sono regolarmente avvenute, anche se come inquilino di Palazzo Chigi, in entrambe le volte, c’era Romano Prodi. 
Per capire se la richiesta, ufficializzata ieri, verrà  comunque accettata dal Tribunale, è probabile che bisognerà  ancora aspettare del tempo. Il collegio della seconda sezione, infatti, domani rinvierà  quasi subito l’udienza, dopo aver fissato un calendario. In termini tecnici, l’appuntamento di domani si chiama di «smistamento» e potrebbe non portare ad alcuna decisione


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