Giorgio Napolitano: nei migranti la speranza di un futuro migliore
Giovani e migranti, noi e gli altri, noi come gli altri. L’Italia che fronteggia la scoperta di un sé razzista, nella follia omicida di Firenze, nel rogo di Torino, che si è stretta a Firenze attorno al dolore e ai colori dell’Africa, scopre anche che nella crisi a pagare di più sono i più deboli: i giovani del lavoro precario, i giovani che arrivano dal Maghreb o dalla Romania, i giovani qualificati che dall’Italia emigrano in cerca di opportunità che il Paese non è capace di offrire.
Ieri si celebrava nel mondo la giornata internazionale del migrante e non si è trattato, per l’Italia, di una occasione formale. A cominciare dal messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si è rivolto «ai lavoratori stranieri immigrati nel nostro Paese» ma anche «agli italiani che emigrano oggi» e «ai discendenti di coloro che emigrarono affrontando dure difficoltà e iniziali ostilità ». Nelle parole del capo dello Stato c’è il rifiuto da parte della «comunità nazionale di ogni forma di discriminazione e violenza». Ma c’è anche la riflessione sugli effetti della «pesante crisi economica sui fenomeni migratori». Fra i migranti sono nominati «i tanti giovani capaci e preparati che lasciano il nostro Paese», risorse umane «preziose» e arricchite dalle «esperienze di lavoro e di ricerca all’estero» che «non dobbiamo perdere, creando per loro nuove opportunità ». Ma c’è anche l’invito a riflettere sulla condizione dei lavoratori stranieri in Italia, spesso impegnati in settori «particolarmente aggrediti dalla crisi». Per loro la disoccupazione significa essere «esposti al rischio di forme più pesanti di sfruttamento, essere privati del permesso di soggiorno, della possibilità di restare in Italia legalmente e dell’opportunità di offrirsi sul mercato del lavoro regolare quando si presentino rinnovate necessità produttive, con danni per la stessa economia del nostro Paese».
Non ci sono solo le fragilità perché «nell’esperienza migratoria c’è la speranza in un futuro migliore e i sacrifici necessari a realizzarlo». «Uno spirito conclude il Presidente di cuiil paese ha estremo bisogno».
LA RICERCA
Giovani e migranti sono protagonisti anche in una ricerca di Ires Cgil commissionata dalla Fillea, il sindacato dei lavoratori delle costruzioni. Sono infatti gli immigrati e gli under 35 le due fasce “deboli” che più subiscono nel mercato del lavoro: precarietà , falso part time, dequalificazione professionale, partite Iva che mascherano il lavoro dipendente, disoccupazione. Ma per gli immigrati, che sono tantissimi nell’edilizia (350.000 i regolari e circa 400.000 gli irregolari), al bisogno si aggiunge la particolare «ricattabilità ». «Se denunciano le irregolarità spiega il segretario Fillea Walter Schiavella rischiano di perdere il lavoro e di finire in un Cie». Il combinato della legge 30 e della «aberrazione razzista della Bossi-Fini», sostiene Schiavella, generano un «sistema malato» dove «in pericolo sono le imprese sane, circondate da quelle irregolari o illegali».
E così, se già a parità di qualifica, gli immigrati guadagnano almeno 100 euro in meno degli italiani, le retribuzioni degli stranieri subiscono altre decurtazioni: fra i lavoratori stranieri la qualifica più bassa è del 60% mentre riguarda il 30% degli italiani. Nel triennio della crisi prosegue la ricerca realizzata da Emanuele Galossi e Kurosh Danesh il part time è aumentato del 160 per cento (e si sa che nell’edilizia il part time è spesso una finzione), gli irregolari sono aumentati del 50%, le partite Iva del 13%. Ma quando il lavoratore autonomo non ha dipendenti e un solo datore di lavoro è molto probabile che si tratta di un dipendente che ha perso tutele e garanzie. Sfruttamento e ricatti aumentano il rischio di infortuni, l’edilizia, dice Schiavella «è un settore killer».
Ma con 87.000 lavoratori stranieri iscritti alla Fillea e numerosi dirigenti sindacali, anche il sindacato sta cambiando, e sono soprattutto i giovani sotto i 35 anni, particolarmente i maghrebini, a iscriversi per far rispettare i diritti di tutti.
Insieme alla Cgil Fillea combina la contrattazione nazionale e territoriale con la battaglia per la legalità e per i diritti. Ieri in tutta Italia si raccoglievano le firme per la legge di iniziativa popolare «italiano sono anch’io» proposta dalla Cgil insieme a 19 organizzazioni che vanno dall’Arci alla Croce rossa, dal centro Astalli, alle comunità di accoglienza alla Caritas. La proposta di legge promuove: la cittadinanza per i ragazzi nati in Italia e il diritto di voto alle amministrative per chi ha il permesso di soggiorno.
La legislazione italiana, la politica dei respingimenti adottata dal governo Berlusconi, preoccupano anche per altri motivi, oltre a quello dell’accentuarsi dello sfruttamento dimostrato dalla ricerca Ires. Medici senza frontiere segnala che per chi è rinchiuso nei centri di identificazione e espulsione (fino a 18 mesi) «aumentano i rischi per la salute anche mentale».
Msf denuncia gli effetti nefasti che ha avuto in Libia la politica dei respingimenti e chiede che i lavoratori stagionali nel Sud Italia abbiano accesso all’assistenza sanitaria.
Related Articles
Marc Augé: “Solo un Piano Marshall per l’immigrazione potrà salvare l’Europa”
Marc Augé. “Le nostre paure derivano dalle troppe lacerazioni del Vecchio continente. E se la politica non sarà in grado di affrontare l’emergenza, bisognerà rivolgersi all’Onu”
Il prigioniero di Guantanamo
Nel supercarcere Usa da 11 anni è detenuto senza processo Nabil. Il giovane ha chiesto inutilmente di leggere i libri di Grisham. E lui qui racconta la sua storia
Esodi e sgomberi. Le verità negate sui rifugiati eritrei
Sarebbe bello se in questi giorni gli italiani fossero informati meglio anche su «chi» c’era dentro, quel palazzo sgomberato a Roma: eritrei