Lagarde: rischio nuova Depressione E l’agenzia Fitch avverte l’Italia
BRUXELLES — La nuova Europa «rafforzata», quella del «Patto di bilancio» che vuole imporre a tutti più disciplina nei conti pubblici e meno follie sul fronte del debito, ha una prima carta di identità : 8 pagine e 14 articoli, per ora una bozza che però ieri Bruxelles ha distribuito ai governi come segnale di una volontà politica, del «facciamo sul serio». Si comincia dunque a trattare. E c’è già una possibile, importante novità : il Patto («regola d’oro» sul pareggio di bilancio, controlli reciproci sui conti, sanzioni semi-automatiche per chi sgarra) potrà entrare in vigore anche con l’adesione di soli 9 Paesi dell’Eurozona, la maggioranza semplice di quei 17 che si riconoscono nella moneta comune. È una proposta «puramente tecnica», una fra diverse, si fa sapere. Ed è la soglia minima, che comunque racchiuderà di certo Germania, Francia, Italia, le prime tre economie dell’euro: anche se l’obiettivo finale resta un accordo a 26, con l’auto-esclusione della Gran Bretagna certificata dal suo «no» al vertice Ue del 9 dicembre. E anche se, nelle cose d’Europa, niente è mai definitivo: la stessa Gran Bretagna parteciperà come Paese osservatore ai negoziati sulla bozza che si apriranno da martedì a Bruxelles, fra gli «sherpa», i consiglieri diplomatici ed economici, con la supervisione degli ambasciatori presso la Ue delle varie nazioni.
A Bruxelles e altrove, vi è una (insolita) aria di urgenza. E in parte, si capisce perché. Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario, ha ammonito che l’economia globale rischia uno scenario di «protezionismo e isolamento» che ricorda «quanto accadde negli anni 30», ai tempi della Grande Depressione. Ieri l’agenzia di rating Fitch ha affibbiato un «credit watch negativo», cioè una minaccia di declassamento, a 6 Paesi: Italia, Spagna, Belgio, Slovenia, Cipro e Irlanda. Mentre a un altro, la Francia, ha confermato la valutazione massima della «tripla A», ma con un outlook, una prospettiva, anch’essa negativa. Inoltre un’altra agenzia, Moody’s, ha abbassato di due livelli il rating del debito del Belgio, mentre Standard & Poor’s ha previsto che nel 2012 la recessione colpirà tutti i Paesi, Germania inclusa.
Martedì o forse dopodomani si potrebbe tenere un Eurogruppo, un vertice dei ministri finanziari dell’Eurozona. I negoziati sul «Patto» si concluderanno a fine gennaio, prima del nuovo vertice dei capi di Stato e di governo che dovrebbe essere fissato intorno al 3 febbraio. Se tutto sarà andato bene, il «Patto di bilancio» e l’«Unione rafforzata» saranno ufficialmente tenuti a battesimo nel successivo vertice di marzo. Un percorso lungo e complesso: com’è, del resto, la battaglia a difesa delle economie europee. La Germania contesta ogni ipotesi di foraggiamento del Fondo salva Stati, Francia e Gran Bretagna si beccano a vicenda: il ministro delle Finanze francese Franà§ois Baroin ghigna che «è preferibile essere francese che britannico in questo momento dal punto di vista economico», poi il vicepremier inglese Nick Clegg definisce «inaccettabili» questa parole, poi ancora il premier Franà§ois Fillon telefona a Clegg per «chiarire ogni malinteso».
Quanto all’Italia, ieri la sua prima tornata di riforme targate Monti ha trovato l’approvazione del commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn: «La manovra è molto convincente», anche se «c’è ancora molto da fare nel campo delle riforme strutturali, per sviluppare il potenziale di crescita economica e creazione di posti di lavoro». E soprattutto, occorre agire sul fronte delle liberalizzazioni, nel mercato dei servizi e nelle professioni, là dove c’è ancora «la maggiore strozzatura della crescita italiana». Mario Monti, dice Rehn, «ha un ruolo forte e costruttivo» anche per l’Europa, e sta affrontando «la sfida formidabile di restaurare la fiducia nell’Italia», mentre nei mesi scorsi vi sarebbe stata una «perdita di credibilità » favorita «da un certo ondeggiamento» del governo precedente: ora, però, lo stesso Rehn «incoraggia» il premier italiano a «misure vigorose e determinate in modo che gli interessi di parte non dettino le politiche che sono essenziali per liberare il potenziale di crescita dell’economia italiana».
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