la Nuova Previdenza in sei Mosse

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Arriva la ciambella di salvataggio per la classe 1952, la classe di età  maggiormente stangata dalla riforma del governo Monti. Andranno in pensione con un ritardo di quattro anni anziché sei, come originariamente previsto. Per loro, in via del tutto eccezionale (così si esprime la norma) sono state introdotte due nuove vie d’uscita dalla stretta pensionistica. Entrambe interessano soltanto lavoratori dipendenti del settore privato (sono, pertanto, esclusi i lavoratori autonomi). La prima interessa tutti coloro che sarebbero potuti andare in pensione l’anno prossimo avvalendosi della «quota 96», ossia con 36 anni di contributi e un’età  di 60 anni oppure con 35 anni di contributi e 61 anni d’età . Le quote sono state abolite dalla manovra Monti con l’introduzione di un’unica possibilità  di pensionamento anticipato, ossia con 42 anni e 1 mese nel 2012 (requisito che sale negli anni); ciò determinava un’attesa di 6-7 anni per arrivare al nuovo massimo (42 anni), in alternativa all’accesso alla pensione di vecchiaia. Il maxiemendamento, invece, prevede una terza opzione: il conseguimento della pensione anticipata al compimento di (almeno) 64 anni di età . La seconda via d’uscita interessa solo le donne lavoratrici, quelle che sarebbero potute andare in pensione il prossimo anno maturando 20 anni di contributi e 60 anni di età  (classe 1952) e che, invece, per via delle nuove regole avrebbero dovuto aspettare ben sei anni. La modifica proposta dal governo corregge il tiro consentendo anche a loro di andare in pensione al compimento del 64° anno di età . Tra le correzioni del provvedimento varato la scorsa settimana, vi è anche la penalizzazione (dal 2 all’1%) per chi andrà  in pensione anticipata prima dei 62 anni (fino a 60 anni). Il testo originario prevedeva la penalizzazione di due punti percentuali per ogni anno di anticipo; il ritocco lascia la stessa misura solo per gli anni di anticipo rispetto ai 60 anni, mentre riduce a un punto percentuale la decurtazione per l’anticipo che avviene a 61 o a 60 anni di età . Una penalizzazione più soft dunque, che si accompagna all’innalzamento dell’asticella stabilita per il congelamento dell’adeguamento Istat (da 936 a 1.402 euro mensili). Un’altra novità  riguarda la platea di soggetti per i quali la manovra lascia inalterate le norme sul pensionamento, che si allarga da 50 a 65 mila lavoratori: chi si trova in cassa integrazione o in mobilità , i cosiddetti esodati, titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà  di settore (esuberi bancari, assicurativi, ecc.), e coloro che erano autorizzati ai versamenti volontari. Viene esteso il campo di applicazione con lo spostamento al 4 dicembre 2011 (anziché 31 ottobre) della data limite entro cui il lavoratore deve risultare in una delle suddette condizioni.


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