il Passo indietro sui Farmaci liberalizzati

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ROMA – Più che un passo indietro è stato proprio uno stop. Non ci sarà  più la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, che su presentazione della ricetta medica «bianca» (perché non sono rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale e quindi vanno pagati subito dal paziente-cliente) avrebbero potuto essere venduti anche dalle parafarmacie. Naturalmente, anche nelle parafarmacie ci sarebbe stato l’obbligo di presentazione della ricetta. E anche nelle parafarmacie sarebbe stata obbligatoria la presenza per tutto l’orario d’apertura di un farmacista laureato e iscritto all’Ordine, per la verifica della ricetta, dal momento che si tratta di vendere sostanze attive che non sono caramelle e possono avere anche seri effetti collaterali. Ma anche se i paletti dei controlli e della farmacovigilanza sono stati ulteriormente alzati, non c’è stato nulla da fare. Quello delle farmacie (in Italia) insomma è un muro solido quanto era quello di Berlino, e forse duro quanto quello che ancora divide in due Cipro. E anche Monti ci ha sbattuto contro. Un «alt» che però purtroppo ha anche un alto valore segnaletico per il nostro Paese e per l’Europa. «Se non ci è riuscito lui…». Questo è avvenuto dopo la minaccia di serrata da parte delle farmacie tradizionali (i cui proprietari sono a loro volta farmacisti) riunite in Federfarma (che secondo le parafarmacie «ha nel Pdl il suo partito di riferimento»), che hanno duramente contestato la fine dell’esclusiva per i loro punti vendita di questi medicinali che producono da soli un giro di affari di circa tre miliardi di euro l’anno. Tre miliardi per di più «cash», perché queste medicine l’utente se le deve pagare da solo non essendo prescrivibili con la ricetta rossa e quindi soggette ai lentissimi rimborsi del Ssn. 
Si tratta di un’ampia fascia di farmaci. Ad esempio tutti i medicinali iniettabili come quelli per le sciatiche e le infiammazioni. Poi gli anticoncezionali (le comuni pillole contraccettive), o le terapie ormonali sostitutive per le donne in menopausa. Oppure ancora i diffusissimi farmaci psicotropi contro l’ansia e l’insonnia.
La misura della liberalizzazione era stata difesa dal ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, perché «era fatta bene». Ma l’emendamento passato nella notte tra martedì e mercoledì in Commissione alla Camera non ha fatto altro che innalzare una palizzata a difesa del «punto vendita tradizionale», dove peraltro vengono impiegati come dipendenti altri farmacisti che ricevono in media uno stipendio di 1.246 euro per 40 ore settimanali (contro i tremila della Gran Bretagna). 
Se non ci saranno altre correzioni in Aula, alla fine saranno liberalizzati solo quei farmaci di fascia C per i quali sarà  stabilito che non è più necessaria la prescrizione medica, dopo una revisione che dovrà  essere fatta dal ministero della Salute insieme all’Agenzia italiana del farmaco, entro 4 mesi dall’entrata in vigore del decreto. L’emendamento, comunque, ha abbassato la soglia di abitanti oltre la quale si può procedere con la liberalizzazione, passando dai 15 mila originari a 12 mila e 500, fatte salve comunque le zone rurali. Ma questo tipo di soglia viene contestata dalle parafarmacie, per cui fissare un limite del genere crea dei grossi problemi di costituzionalità . 
Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani (che era il ministro del governo Prodi che aprì alle parafarmacie nel 2006), si è detto addirittura «stupefatto dalla debolezza del governo» su questo tema, mentre il suo partito ha già  presentato, per l’esame dell’Aula, un emendamento per tornare alla norma originaria. «O adesso, o mai più», dichiara Silvia Lo Jacono, farmacista, titolare di una parafarmacia nel centro di Roma che ha appena inviato un fax urgente al presidente del Consiglio Mario Monti e al sottosegretario Antonio Catricalà  che recita così: «Stamane (cioè ieri, ndr) ho appreso che l’articolo 32 della manovra è stato modificato in maniera tale da rendere totalmente inutile questa norma per la liberalizzazione del settore farmacie». Lo stesso testo ha intasato con migliaia di invii i fax di Palazzo Chigi, con nome, cognome e firma. Spiega Lo Jacono: «Le liberalizzazioni erano la battaglia politica del Commissario europeo Monti e anche quella di Catricalà  quando era presidente dell’Antitrust, loro adesso governano e se non viene ripristinato il testo originario, ripeto che non c’è più speranza, com’è scritto all’ingresso dell’Inferno di Dante: “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”». 
Al momento però è difficile pensare che ci sarà  spazio per una ulteriore modifica, anche se il ministro Passera ha sottolineato che «su emendamenti e contro emendamenti si esprimerà  il governo nel suo insieme» visto che sulla manovra questa mattina verrà  posta la fiducia.


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