Finmeccanica, l’affondo di Orsi Grossi tratta la buonuscita da Selex SI

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MILANO – Il copione si ripete. Lo schema con il quale il Tesoro e i nuovi vertici di Finmeccanica hanno costretto Pierfrancesco Guarguaglini alle dimissioni verrà  ora applicato anche alla moglie dell’ex numero uno della società , l’ingegnere Marina Grossi, un ingegnere alla guida della controllata Selex Sistemi Integrati. E, così come è avvenuto per il marito, anche Grossi uscirà  di scena accontentandosi della buonuscita prima di essere messa in minoranza nel cda.
Fonti vicine all’azienda, hanno confermato lo schema già  anticipato da Il Sole-24 Ore: l’ad di Finmeccanica, che controlla il 100 per cento di Selex, proporrà  all’assemblea dei soci di allargare il cda da 7 a 9 membri. In questo modo, i consiglieri eletti dal socio di controllo andranno in maggioranza e potrebbero così tagliare la fiducia a Grossi. Nell’ultimo cda, infatti, tre membri indipendenti – ma vicini alla vecchia dirigenza di Finmeccanica – si sono schierati con Grossi.
Ma tutto fa pensare che non si arriverà  fino alla fine del braccio di ferro così come è accaduto con Guarguaglini, per il quale si era profilato il ritiro delle deleghe e se non fosse bastato anche un assemblea straordinaria per la nomina di un nuovo cda. Ora, ci sarà  da attendersi polemiche sulla buonuscita di Grossi, per quanto non sarà  assolutamente vicina ai 5,5 milioni del marito.
Con l’uscita di scena dei due coniugi, coinvolti nell’inchiesta della magistratura sugli affari irregolari di Finmeccanica, l’ad Orsi potrà  così concentrarsi sul compito non certo facile di risanare la società , uno dei principali conglomerati industriali italiani con i suo 42mila dipendenti solo nel nostro paese. Compito che gli è stato affidato grazie ai risultati ottenuto da AgustaWestland, uno dei leader mondiali dell’elicotteristica in cui il manager lombardo lavora da più di 25 anni.
I problemi non mancano. A cominciare da quelli finanziari. Come dimostra il calo in Borsa, con il titolo che è tornano vicino alla soglia psicologica dei 3 euro: ieri, ha perso oltre il 9 per cento, anche in seguito al declassamento del debito da parte dell’agenzia Fitch, che ha fatto seguito a quello di Standard&Poor’s di pochi giorni prima.
Non a caso, la prima mossa del manager è stato quello di rivedere i valori di alcune commesse che si sono rivelate problematiche, la cui svalutazione hanno portato il bilancio dei primi nove mesi in rosso per oltre 300 milioni.
Inoltre, a breve si dovrà  decidere cosa fare di alcuni dossier “caldi”. Il primo riguarda Ansaldo Breda, perenne fonte di perdite, che dovrà  essere ristrutturata. Il secondo riguarda Ansaldo Sts e la partecipazione in Avio, visto che entrambe hanno ricevuto offerte di acquisto. Quello che è certo è che non ci sono al momento ipotesi di fusione tra Ansaldo e Breda, entrambe attive nel settore ferroviario. Sia perché Finmeccanica lo ha smentito («non è allo studio né in fase di valutazione, né in alcun modo percorribile), sia perché in questo momento sarebbe come affossare Ansaldo Sts, oltre che provocarne il crollo in Borsa.


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