Lunedì tre ore di stop unitario
La pesante manovra Monti ricompatta i sindacati, che dopo le divisioni di lunedì scorso ieri hanno deciso di marciare uniti il 12 dicembre, proclamando 3 ore di sciopero. Una via di mezzo tra le due ore indette inizialmente dalle sole Cisl e Uil e le quattro della Cgil, con l’auspicio condiviso dai tre segretari che questa sia una ripresa dell’unità dopo diversi anni di polemiche e scontri. Ma tanta armonia ai vertici, si rivela sfilacciata alla base: in molte città le tre sigle restano l’una contro l’altra armata e hanno comunque fissato proteste separate, mentre il contrasto più plastico appare quello al tavolo Fiat, con Fim e Uilm pronte a firmare l’estensione a tutto il gruppo del «modello Pomigliano» e sull’altro fronte la Fiom che è già fuori. Firma che, per essere apposta, potrebbe aspettare fino alla conclusione dello sciopero, in modo da non disturbare l’intesa conquistata ieri tra Raffaele Bonanni, Susanna Camusso e Luigi Angeletti.
A Roma i tre sindacati hanno preparato un robusto carnet di emendamenti alla manovra, per renderla «più equa». Secondo Cgil, Cisl e Uil «a pagare sono sempre gli stessi» e quindi si chiedono modifiche per la crescita e un intervento fiscale sulle buste paga, il ritorno alla indicizzazione completa delle pensioni, un «ammorbidimento» della riforma dell’anzianità e della vecchiaia, a fronte di una più seria lotta all’evasione, un’Ici veramente progressiva e una patrimoniale sulle grandi ricchezze.
Elencando per ordine gli emendamenti più importanti, si chiede: 1) il ritorno alla indicizzazione completa delle pensioni; 2) una maggiore gradualità nell’abolizione delle quote per l’uscita di anzianità ; 3) eliminare le penalizzazioni del 2% per ogni anno di uscita anticipata rispetto ai 62 anni; 4) maggiore gradualità per l’età di vecchiaia delle donne; 5) eliminare il limite di 50 mila per le mobilità ; 6) conservare i benefici per i lavori usuranti; 7) aumentare di almeno 4 punti i contributi degli autonomi; 8) portare la tracciabilità dei contanti a 500 invece che a mille euro; 9) introdurre il «contrasto di interessi» in modo da indurre i clienti a chiedere le fatture a professionisti e artigiani; 10) per l’Imu: innalzare la soglia di detrazione sulla prima casa da 200 a 500 euro, e rendere realmente progressiva l’imposta, introducendo aliquote differenziate a partire dalla seconda casa.
Bonanni ha spiegato che la Cisl è pronta a uno sciopero di 8 ore entro dicembre, mentre la segretaria Cgil Camusso ha affermato che «rivalutare solo le pensioni fino a 1400 euro è troppo poco, perché sono importi lordi: l’Italia è uno dei pochi paesi dove sulle pensioni si pagano le tasse».
Ma forti frizioni tra Cgil, Cisl e Uil si sono registrati nei territori a più alta concentrazione metalmeccanica e a più forte presenza Fiom, ovvero nel bresciano e in tutta l’Emilia. I metalmeccanici Cgil, come si sa, hanno esteso lo sciopero nazionale a 8 ore, e così a Brescia, Modena, Ferrara, Reggio Emilia e Bologna, la Cgil locale ha deciso di portare lo stop all’intera giornata. La proposta poi di inserire nelle piattaforme anche il tema Fiat ha irritato Cisl e Uil, provocando la divisione. Susanna Camusso ha criticato le sue organizzazioni territoriali per la decisione di andare in solitaria, bollando lo sciopero senza Cisl e Uil come «una stranezza». Dall’altro lato, però, la Cgil per tutta la giornata ha ufficialmente tenuto un atteggiamento più open verso i «diversi», continuando a sottolineare che quanto deciso a Roma e in alcuni territori non presenta alcun problema nè nasconde contrasti.
Il segretario emiliano della Cgil Vincenzo Colla ha di fatto «benedetto» la mobilitazione «a due facce» dell’Emilia Romagna: nelle altre zone della regione, infatti, i presidi si svolgeranno in maniera unitaria. È stato a Bologna, dove l’unità è più deteriorata che altrove, che la rottura si è consumata soprattutto sull’inserimento della Cgil di un accenno alla questione Fiat nella piattaforma dello sciopero. Stop di otto ore che era stato già indetto con i volantini sui luoghi di lavoro prima che i vertici confederali trovassero una mediazione. La Cisl ha fatto sapere che sarebbe stata disponibile a una manifestazione comune e che avrebbe potuto accettare anche il prolungamento a otto ore dello sciopero contro la manovra, a patto però di stralciare il punto anti-Marchionne per non confonderlo con le ragioni dell’opposizione alla manovra.
A Bologna, dunque, alla fine in piazza ci andrà solamente la Cgil con un presidio davanti alla prefettura. «La nostra – spiega il segretario bolognese Danilo Gruppi – deve essere vista come una scelta che rafforza la protesta unitaria di tre ore annunciata a livello nazionale da Cgil, Cisl e Uil». La Cisl risponderà con un Open Day per spiegare ai lavoratori in sciopero gli effetti della manovra, soprattutto sull’aspetto delle pensioni; subito dopo, nel pomeriggio, incontrerà il prefetto. «A questo punto – spiega il leader Cisl Alessandro Alberani – credo che si possa dire che a Bologna è la Cgil che non vuole l’unità sindacale. L’inserimento della questione Fiat nella piattaforma è una chiara strumentalizzazione per costringerci a non fare una manifestazione unitaria».
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