Salvato dal boia, non ancora dal carcere

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NEW YORK. Mumia Abu-Jamal ha vinto la sua battaglia e non sarà  condannato a morte. Dopo un conflitto legale durato trent’anni esatti, il procuratore distrettuale della Pennsylvania Seth Williams ha dichiarato ieri che ritirerà  la richiesta di pena di morte per l’ex Black Panther, condannato per aver ucciso il 9 dicembre del 1981 a Philadelphia l’agente di polizia Daniel Faulkner.
Abu-Jamal è diventato negli anni un simbolo della lotta contro la pena di morte, difeso da chi, in tutto il mondo, credeva fosse vittima di un sistema giudiziario di parte e di un complotto razzista. «Non ho mai avuto dubbi che Mumia Abu-Jamal abbia sparato e ucciso l’agente Faulkner», ha dichiarato il procuratore distrettuale. «Credo che la sentenza giusta sia stata scritta da una giuria di suoi pari nel 1982. Nonostante che Abu-Jamal non sarà  più giustiziato, rimarrà  dietro le sbarre per il resto della sua vita, come merita», ha spiegato Williams, che ha preso la decisione in accordo con la vedova del poliziotto ucciso e con il capo della polizia di Philadelphia.
Abu-Jamal, che da allora è rinchiuso in un carcere della Pennsylvania, ha presentato negli anni appelli a tutti i livelli della giustizia americana.
Nel 2001 una corte di appello federale confermò la sentenza contro di lui, ma chiese che si tenesse una nuova udienza per decidere la pena, specificando che nel corso del primo processo furono date alla giuria istruzioni fuorvianti. A ottobre la Corte suprema non ha voluto esprimersi sul caso, lasciando all’accusa la decisione se accettare l’ergastolo oppure cercare una nuova condanna a morte.
Nato nel 1954 con il nome di Wesley Cook, Abu-Jamal fece parte fra il 1968 e il 1970 del movimento politico rivoluzionario afro-americano delle Pantere Nere e lottò contro la discriminazione della comunità  nera degli Stati uniti.
Dopo aver lasciato le Black Panthers negli anni settanta, Abu-Jamal lavorò con successo come giornalista radiofonico per alcune radio locali, e denunciò la corruzione della polizia e dei politici di Philadelphia. All’alba del 9 dicembre 1981 però, mentre era alla guida di un taxi con cui arrotondava lo stipendio, vide suo fratello minore litigare con un poliziotto durante un controllo stradale e intervenne. Quando la polizia arrivò sulla scena del delitto trovò Abu-Jamal gravemente ferito e l’agente Daniel Faulkner morto, ucciso da numerosi colpi di pistola. Sul luogo del delitto fu ritrovata anche una calibro 38 intestata ad Abu-Jamal a cui mancavano cinque colpi.
Durante il processo Abu-Jamal si proclamò innocente, ma l’accusa portò diversi testimoni che lo indicarono come l’assassino. Dopo meno di tre ore di camera di consiglio la giuria lo trovò colpevole e lo condannò a morte all’unanimità .
Da allora Abu-Jamal, 58 anni, è stato impegnato in una battaglia senza fine, ricorrendo in appello e ottenendo sostegno in tutto il mondo attraverso il movimento Free Mumia. liberate Mumia.
Il suo caso è divenuto celebre anche grazie al libro che Abu-Jamal ha scritto nel 1995, intitolato In diretta dal braccio della morte, in cui racconta la sua storia e si scaglia contro il sistema giudiziario americano, definito razzista e guidato dall’opportunismo politico.
In favore della sua liberazione si sono battuti in molti nel corso degli anni, a cominciare dai gruppi rock americani Rage against the machine, che sulla sua vicenda scrissero due canzoni, e Beastie Boys, che invece organizzarono un concerto in suo onore.
La sua storia ebbe particolare risonanza anche nelle università  e nell’industria cinematografica: gli attori Mike Farrell e Tim Robbins acquistarono una pagina del New York Times insieme a decine di persone per chiedere un nuovo processo.
Ieri è finalmente arrivata la sua vittoria e ora Mumia Abu-Jamal non dovrà  più vivere in attesa di una condanna a morte. Ma la persecuzione contro di lui continuerà  fino a quando non potrà  lasciare il carcere.


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