Elezioni 2013, la Spd punta sulla patrimoniale

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BERLINO. Un po’ più a sinistra, con giudizio, o se si vuole con socialdemocratico cerchiobottismo, ma comunque quanto basta per convincere e mobilitare la propria base: con questa ricetta la Spd di Sigmar Gabriel vuole tentare l’assalto alla cancelleria nel 2013. Gabriel, confermato alla presidenza col 91,6% dei consensi al congresso che si è chiuso ieri a Berlino, è convinto che prima di andare in cerca di voti al centro conviene motivare il proprio campo politico. Dalla tribuna congressuale ha insistito sulla contrapposizione tra il centrodestra di Angela Merkel, e il suo centrosinistra: una coalizione rosso-verde a guida Spd.
«Loro» da una parte, con una cancelliera «conforme al mercato» (è stata la stessa Merkel a dire che la democrazia dovrebbe essere «marktkonform», compatibile al mercato), «noi» dall’altra. Per Gabriel la differenza è di principio. «Noi non vogliamo una democrazia compatibile col mercato, vogliamo un mercato compatibile con la democrazia», ha tuonato tra gli applausi nella Dresdner Bahnhof, una ex stazione ferroviaria dove nell’800 terminavano i binari per Dresda. Anche il motto scelto per il congresso è polemico con la dittatura dei mercati: «Il nostro capitale: democrazia e giustizia». Sigmar Gabriel è convinto che «l’era dell’estremismo neoliberista» sia finita, con la crisi del debito. E che l’unico modo accettabile di rimettere in ordine i bilanci sia ripristinare una forte progressività  della tassazione. Si tratta di correggere quel che si è fatto in Germania riducendo il prelievo per i ricchi e per le imprese, col decisivo contributo della Spd prima nei governi rosso-verdi di Schrà¶der poi nella grande coalizione con Merkel.
Il congresso ha deciso che, se la Spd tornerà  al governo, l’aliquota massima dell’imposta sui redditi dovrà  passare dall’attuale 42% al 49% per i redditi oltre i 100mila euro. L’imposta sui redditi da capitale, ora al 25%, sarà  portata al 32%. La Spd si impegna anche a reintrodurre un’imposta patrimoniale, abolita da Kohl e mai reintrodotta per la tenace contrarietà  dell’ex cancelliere Schrà¶der. Gabriel ha ironizzato su chi ora lo accusa di estremismo antiproprietario o di «Sozialneid», invidia sociale, ricordando che ai tempi di Kohl l’aliquota più alta era al 53%. E fa bene a ricordarlo, perché, dopo la defiscalizzazione degli ultimi due decenni, gli standard di tassazione della vecchia Germania democristiana sembrano giacobini. Consapevole di questo scarto, la sinistra socialdemocratica avrebbe voluto mantenere una soprattassa del 3 per le grandi ricchezze, sul modello della tassa sui ricchi in vigore dal 2007, che porta l’aliquota al 45% oltre i 250mila euro di reddito annuo. Secondo questa proposta, dopo lo scaglione al 49% avrebbe dovuto essercene uno al 52% per i più ricchi. Il congresso ha bocciato un’aliquota supplementare. La sinistra non ha insistito, e in cambio ha però ottenuto nel programma l’impegno a alzare l’incidenza dell’imposta sui redditi da capitale.
La discussione sulla politica fiscale al congresso socialdemocratica è perfettamente in sintonia con quanto si è deciso qualche settimana fa al congresso dei Verdi. Anche i Grà¼ne vogliono portare l’aliquota massima dell’imposta sui redditi dal 42 al 49%. E hanno già  formulato una proposta precisa per la patrimoniale, con un prelievo dell’1,5% su patrimoni oltre il milione di euro. Il congresso di Berlino non ha sciolto il nodo su chi dovrà  sfidare Merkel nel 2013. Oltre a Sigmar Gabriel, sono in corsa Frank-Walter Steinmeier, già  ministro degli esteri nella grande coalizione e ora capogruppo al Bundestag, e Peer Steinbrà¼ck, ex-ministro delle finanze. Né Steinmeier né Steinbrà¼ck, entrambi ultramoderati, sono entusiasti della svolta riequilibratrice in politica fiscale.


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