Corte di giustizia europea: no al carcere per immigrati durante il rimpatrio
Tuttavia, la stessa Corte ha anche stabilito che la direttiva europea “non vieta una normativa nazionale che qualifica il soggiorno irregolare di un cittadino extracomunitario alla stregua di reato e preveda sanzioni penali, compresa la reclusione”. I giudici proseguono che la direttiva “non osta neppure ad un trattamento finalizzato ad accertare la regolarità o meno del soggiorno di un cittadino di un Paese terzo”, ma precisano che, una volta accertata l’irregolarità del soggiorno, il Paese deve agire tempestivamente e decidersi per il rimpatrio dell’immigrato, se non esistono motivi che lo precludano. Inoltre, la Corte ricorda che “solo quando l’allontanamento rischia di essere compromesso, lo Stato membro può ricorrere al trattenimento dell’interessato, per una durata che non può mai superare i 18 mesi”.
Le conclusioni sono state tratte in merito al caso francese di un immigrato clandestino di cittadinanza armena, che a giugno era stato colpito da un decreto di “riaccompagnamento coattivo alla frontiera” e da un provvedimento di “trattenimento per soggiorno irregolare”.
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