Tavolo per due all’Eliseo Compromesso più vicino

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PARIGI — Nell’ultimo momento di coincidenza di interessi europei, nel 2003 Francia e Germania fecero saltare il patto di stabilità . Succeduti a Jacques Chirac e Gerhard Schrà¶der, protagonisti di quella prima grande deroga al trattato di Maastricht, domani alle 13 e 30 Nicolas Sarkozy e Angela Merkel pranzano insieme all’Eliseo per cercare una nuova intesa che, stavolta, salvi la moneta unica e con essa la costruzione europea.
Lo scopo è presentarsi con proposte concrete al vertice europeo di giovedì e venerdì a Bruxelles. Nell’incontro di domani a Parigi si cercherà  un difficile compromesso preliminare tra l’impostazione di Sarkozy (più solidarietà  europea, e subito) e la visione di Merkel (più integrazione fiscale, senza fretta), così come sono emerse dai discorsi di Tolone e al Bundestag. Una soluzione possibile, magari da non annunciare ufficialmente per non svuotare di significato il successivo summit dei 27, è dare all’Europa un maggiore potere fiscale, con un ruolo di consulenza e intervento a partire dall’elaborazione delle leggi finanziarie dei singoli Stati. In cambio, la Germania potrebbe allentare la difesa ossessiva dell’indipendenza della Bce, o almeno acconsentire a interpretarla nei due sensi: gli Stati non possono obbligare Francoforte a fare qualcosa, ma non devono neppure impedirglielo. Quindi, anche in virtù delle pressioni di Stati Uniti e Cina, si aprirebbe uno spiraglio per un ruolo attivo della Bce in difesa degli Stati sotto attacco dei mercati, fino alla progressiva mutualizzazione del debito.
Il pranzo Sarkozy-Merkel avviene però in un clima avvelenato dalle polemiche seguite al discorso di Tolone del presidente francese, accusato dall’opposizione socialista di avere «capitolato di fronte alla Germania» (Martine Aubry) e di cedere di fronte a un «nazionalismo tedesco che ritorna attraverso la politica alla Bismarck di Angela Merkel» (Arnaud Montebourg). Il ministro degli Esteri e numero due del governo francese Alain Juppé ha messo in guardia contro i toni pesanti e offensivi di queste dichiarazioni protestando contro il risorgere della «germanofobia», ma sarà  difficile per Sarkozy convincere i francesi che non è Berlino a dettare la linea. Tra le voci critiche della Germania c’è anche Jacques Delors, l’ex presidente della Commissione, che dopo avere riconosciuto che «l’euro è nato su basi sbagliate», imputa la crisi attuale «a un misto dell’ostinazione tedesca in materia di controllo monetario e dell’assenza di un progetto chiaro da parte degli altri Stati».
A poche ore dalla settimana cruciale per la sopravvivenza dell’euro, tutto o quasi, a partire dallo stile, divide ancora Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. Il primo ripete che «non c’è più tempo, il mondo andrà  avanti senza l’Europa», la seconda parla di «una maratona, dove partire per primi non conta»; memore del referendum del 2005 quando il «no» francese bloccò la Costituzione europea, Sarkozy vuole procedere per accordi tra governi senza ulteriori cessioni di sovranità  a Bruxelles, incentivando piuttosto la maggioranza qualificata per le decisioni comuni; Merkel vuole invece un’unione fiscale e un nuovo trattato, se possibile coinvolgendo tutti i 27 Paesi dell’Ue e non solo i 17 del’eurozona; Sarkozy vuole mantenere il controllo politico della situazione, Merkel vuole mettere la Commissione al centro del gioco e auspica sanzioni automatiche per i Paesi che non rispettano i patti, trascinandoli di fronte alla Corte europea di Giustizia.


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