Africa: gli errori dell’Occidente e l’avanzata della Cina

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Le critiche occidentali alla Cina non sono un fatto né nuovo né raro. Negli ultimi anni, il rafforzamento delle relazioni tra la Cina e i paesi africani è diventato una questione geopolitica importante. Nel mese di giugno, per esempio, Hillary Clinton ha accusato la Cina di “colonizzare l’Africa”, dopo aver partecipato alla propria istanza per il commercio e la strategia economica degli Stati Uniti con l’Africa, chiamata African Growth Opportunity Act (AGOA) a Lusaka, Zambia.

I sentimenti della Clinton riflettono la misura della frustrazione degli Stati Uniti dopo essere stati superati dalla Cina in Africa su quasi tutti i fronti. Per esempio, tra il 2000 e il 2010, il volume degli scambi tra Cina e Africa è cresciuto più del mille per cento, permettendo alla Cina non solo di superare sia l’Unione Europea sia gli Stati Uniti, ma anche di diventare il partner commerciale più importante dell’Africa.

Le statistiche di altre aree della cooperazione sino-africana, come l’istruzione, scienza e tecnologia, agricoltura, politica, cultura e gli investimenti sono ugualmente impressionanti.

Le osservazioni della Clinton devono essere lette nel contesto del fallimento nel raggiungere il suo obiettivo con la AGOA, il fulcro della politica commerciale estera degli Stati Uniti con l’Africa. Al contrario, il Forum sulla cooperazione Cina-Africa (FOCAC), il veicolo ufficiale per le relazioni Cina-Africa, ha avuto molto successo. Per inciso, FOCAC e AGOA sono state entrambe avviate nel 2000 e, idealmente, dovrebbero aver prodotto risultati simili.

Gli Stati Uniti non sono soli nel puntare il dito contro la Cina. Anche molti leader dei paesi membri dell’Unione Europea, hanno espresso preoccupazione per il progresso del legame sino-africano.

Solo pochi giorni fa, la Sottocommissione agli affari africani della Commissione Relazioni Estere del Senato degli Stati Uniti,ha iniziato le audizioni su “La Cina in Africa: implicazioni per la politica degli Stati Uniti”. Questo indica che gli Stati Uniti sono in procinto di cambiare la propria strategia d’impegno in Africa, prendendo misure per contrastare l’influenza della Cina.

In un approccio simile, ma più sottile, l’UE ha cercato di coinvolgere la Cina nella cosiddetta cooperazione trilaterale verso i bisogni e lo sviluppo economico dell’Africa. Ma alcuni analisti postulano che il richiamo dell’Unione europea all’impegno comune nello sviluppo dell’Africa, può essere più indirizzato a domare la crescente influenza della Cina in Africa piuttosto che a scopi altruistici.

Indipendentemente da quali politiche emergano dal ripensamento e riprogettazione della propria strategia Africana da parte degli Stati Uniti e l’UE, una cosa è certa: la potente entrata della Cina in Africa ha cambiato l’equazione e ha spinto l’Africa al centro dello scenario della geopolitica globale.

La Cina ha un vantaggio sull’Occidente, sotto diversi aspetti.

Quando la Cina ha cercato una più stretta collaborazione con l’Africa, lo ha fatto con la convocazione di un vertice sino-africano nel 2000, cui hanno partecipato i vertici della leadership della Cina e i capi di stato dell’Africa.

Da allora, si sono svolti altri tre di questi incontri, l’ultimo a Sharm el-Sheikh, in Egitto, nel 2009.

Al contrario, le strategie occidentali in Africa fanno perno su trattative bilaterali con una celata intenzione di “divide et impera”, politica secondo cui alcuni paesi sono favoriti, mentre altri sono condannati.

In secondo luogo, la Cina ha operato nell’ambito di una politica molto chiara promulgata nel 2006, al centro della quale vi é il principio di non ingerenza negli affari sovrani dei paesi africani. Dall’altra parte, l’UE e gli Stati Uniti hanno legato al buon governo, ai diritti umani e a richieste di trasparenza, tutti i loro impegni con e nei paesi africani.

Mentre può essere vero che le questioni di governance sono una sfida, queste condizioni sono state spesso viste come ingerenza negli affari dei paesi africani, e la Cina ha fornito una gradita alternativa, infatti per alcuni paesi africani come lo Zimbabwe e il Sudan, la Cina è l’unica opzione di supporto esterno dopo essere stati posti nella lista nera da parte dell’Occidente.

In terzo luogo, mentre i paesi occidentali si sono concentrati sulla governance e i diritti umani in Africa, la Cina ha avuto un forte impatto sul settore delle infrastrutture.

Oggi strade, ponti ed edifici stanno spuntando in tutta l’Africa da est a ovest e da nord a sud, grazie a prestiti a lungo termine, alcuni dei quali richiedono poco o nessun interesse per ben due decenni.

Per molti africani, i progetti infrastrutturali sono importanti per l’apertura di un continente così poco collegato internamente, per la promozione del commercio tra gli stessi paesi africani.

I paesi occidentali presuppongono che le risorse naturali africane siano una loro riserva, a causa dei loro legami storici con il continente ma molti paesi africani pensano invece che i paesi occidentali sono responsabili del caos in cui l’Africa si trova oggi.

I casi di complicità  o coinvolgimento attivo dell’occidente in conflitti legati al controllo delle risorse sono evidenti, come nella Repubblica Democratica del Congo, in Angola, Mozambico, Sierra Leone, Liberia e in altri paesi.

In ogni caso, non può forse Africa scegliere liberamente con quale paese fare affari? E non possono Stati Uniti e l’Unione Europea elaborare le proprie politiche a impegnarsi con l’Africa senza prendere di mira la Cina?

 

Commento

Conti alla mano, non sarà  che noi europei “occidentali” con economie depresse e in preda al possibile marasma di un default delle finanze pubbliche di conseguenze catastrofiche, dobbiamo iniziare prosaicamente a ridisegnare metodi, obiettivi e strategie di cooperazione con il mondo in via di sviluppo, sulla falsariga del modello cinese?

O meglio: se il modello Cinese finisse per imporsi globalmente come modello dominante nelle relazioni fra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, o relazioni Nord-Sud che dir si voglia, cose ne sarebbe della concezione dello sviluppo umano integrale? Dove collocare l’assioma che è alla base della filosofia di cooperazione allo sviluppo della UE, dove l’aiuto allo sviluppo economico deve andare di pari passo con il buon governo, il rispetto e promozione dei diritti umani e la preservazione delle risorse naturali e dell’ambiente?

 

Libera traduzione e commenti di Goodson

Beijing Cina


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