Il sistema Putin alla prova del voto

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MOSCA — Con l’appello del presidente Dmitrij Medvedev al Paese si è chiusa quella che per Vladimir Putin è stata certamente la campagna elettorale più difficile. I sondaggi lo danno in calo e il suo partito Russia Unita rischia di perdere alla Duma la maggioranza qualificata che consente di modificare anche la Costituzione. Il gruppo di potere che fa capo al primo ministro (in primavera diventerà  nuovamente presidente) è nervoso. Approfittando della situazione, l’opposizione sta riprendendo fiato e anche i «compagni di strada» che nella precedente legislatura avevano sempre assecondato il Cremlino hanno capito che potranno forse tornare in gioco. Se Russia Unita calerà  dal 64 al 53 per cento come dicono i sondaggi, allora i comunisti e i liberaldemocratici di Zhirinovskij potranno nuovamente far sentire la loro voce. Kprf e Ldpr raddoppierebbero quasi i loro deputati, secondo qualche previsione. L’altra opposizione, quella democratica e liberale, continuerebbe invece a rimanere fuori gioco.
Al vertice c’è preoccupazione, e questo è fuori di dubbio. I nemici di Putin dicono che gli uomini del Cremlino hanno mobilitato tutte le risorse disponibili per ottenere un risultato accettabile. Direttori di aziende, presidi, medici, infermieri, pensionati. Tutti sono stati precettati per votare e far votare Russia Unita. I metodi impiegati sarebbero del tutto irregolari. L’ultima trovata, secondo un quotidiano, è quella di creare nuovi seggi all’interno delle aziende per controllare meglio il voto dei dipendenti (è successo a Vladimir, città  a 190 km da Mosca).
Tutti questi fatti vengono denunciati su Internet, soprattutto per iniziativa di una organizzazione non governativa che si occupa di monitorare il voto: Golos. Negli ultimi tempi però, dopo che Putin ha accusato esplicitamente «governi stranieri» di finanziare gruppi russi votati a indirizzare in un certo modo le elezioni, Golos è finita nel mirino delle autorità . È chiaro che se fossero vere le accuse sui condizionamenti e sui brogli che sarebbero in programma in caso di risultato sgradito, la presenza di centinaia di osservatori di Golos potrebbe creare qualche problema.
La posta in gioco per il Cremlino è altissima, visto che in questi anni gli uomini di Putin hanno abilmente consolidato le loro posizioni. Putin giunse al potere nel Duemila anche sull’onda della rivolta contro gli eccessi degli oligarchi che sotto Boris Eltsin si erano spartiti le ricchezze del Paese e avevano occupato i posti di comando. Ora l’opposizione accusa Vladimir Vladimirovich di avere semplicemente sostituito una oligarchia con un’altra: quella degli amici, degli uomini dell’ex Kgb e dei fedelissimi dei primi tempi, quando lui lavorava al comune di San Pietroburgo. Si ripropongono vecchie storie, come quelle della nascita della potente banca Rossiya, per dimostrare questa tesi. E il partito del potere viene identificato con la corruzione. Pesano sempre di più fatti che sui media russi per tanto tempo sono stati quasi taciuti, come la morte in prigione dell’avvocato Sergej Magnitskij, avvenuta due anni fa. Lui aveva denunciato uno schema di frodi fiscali messo in piedi da funzionari pubblici. Quegli stessi funzionari lo fecero arrestare con una accusa che a molti è sembrata pretestuosa. Poi in carcere Magnitskij è morto. Adesso si è venuto a sapere che poco prima era stato brutalmente picchiato.
Tutte questioni che, nelle speranze dell’opposizione, potrebbero convincere gli elettori. Ma Putin e Medvedev sono invece convinti che la gente crederà  alle loro promesse: oggi i russi stanno meglio di quando Putin non c’era e in futuro il Paese diventerà  ancora più ricco e potente.


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