Tasse e aliquote, chi pagherà  di più

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E ora tocca all’Irpef. Allo studio del governo ci sarebbe anche una revisione delle aliquote Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. La misura potrebbe confluire nel pacchetto «anti-crisi» che approderà  lunedì in consiglio dei ministri, anche attraverso un disegno di legge delega.
Quel che è certo è che il governo sta seriamente valutando la possibilità  di un aumento delle aliquote più elevate. L’Irpef è infatti un’imposta che sale progressivamente con l’aumentare del reddito e viene calcolata a seconda dello scaglione di appartenenza. Il sistema attuale è in vigore dal 2007, quando, con la Finanziaria, le aliquote sono passate da quattro a cinque. È del 23% quella più bassa per i redditi fino a 15 mila euro (come da tabella) mentre sono del 41% e del 43% quelle più alte.
Le ipotesi d’intervento
Su quest’ultime due fasce si vorrebbe intervenire applicando un incremento di due, tre punti percentuali. Verrebbero colpiti così i redditi da 55 mila euro in su, con il coinvolgimento, secondo una stima provvisoria della Cgia di Mestre, di poco più di un milione e cinquecento mila persone (il 3,7% dei contribuenti Irpef). Il gettito maggiore per lo Stato potrebbe arrivare a 1,1 miliardi di euro (se l’incremento sarà  del 2%), anche se siamo ancora nel campo delle ipotesi. L’operazione sarebbe varata sul modello del contributo di solidarietà  già  esistente per i dipendenti pubblici. In questo modo si sanerebbe la situazione di iniquità  con i lavoratori del privato. Saranno tassati i più ricchi? «Non è detto — spiega Enrico Zanetti, direttore del centro studi tributario Eutekne.info — di sicuro saranno tassati i più onesti che quel reddito lo dichiarano. Gli evasori no. In più è impensabile tassare allo stesso modo chi guadagna 76 mila euro e chi ne guadagna 200 mila. Sarebbe più coraggioso aumentare il numero delle aliquote, cosa che semplificherebbe il sistema fiscale».
Cosa hanno fatto all’estero
La scelta dell’incremento della tassazione sui redditi più elevati è stata fatta del resto, anche in Grecia e in Irlanda. Ad Atene è stata introdotta un’extra tassazione sui redditi superiori ai sessanta mila euro. Poi è stata la volta di Dublino dove l’extra imposta ha riguardato i redditi superiori ai 100 mila euro. «Ma nel resto d’Europa — commenta Giuseppe Melis, professore di diritto tributario alla Luiss e all’Università  del Molise — c’è stato un meccanismo di redistribuzione dal basso verso l’alto e anche le aliquote minime sono state ridotte». Ipotesi quest’ultima, che non sembrerebbe allo studio dell’esecutivo guidato da Mario Monti.
Lusso e detrazioni
Si fa strada invece una mini-patrimoniale sui beni di lusso come yacht e auto, oltre a un riordino nella «giungla» delle detrazioni fiscali. Circa 720 agevolazioni (che riguardano anche l’Irpef) che valgono tutte insieme 253 miliardi di euro e su cui ha lavorato anche il neosottosegretario all’Economia Vieri Ceriani con il precedente esecutivo. Si tratterebbe di una stretta ai meccanismi di erosione fiscale, oltre che sull’evasione con la ridefinizione dell’utilizzo del contante.


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