«Parigi e Berlino per un nuovo Trattato Ue»

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PARIGI — Nicolas Sarkozy vuole «un nuovo Trattato per una nuova Europa» perché quella di oggi «rischia di essere spazzata via». Lunedì il presidente francese accoglierà  a Parigi la cancelliera Angela Merkel: i due leader dell’asse franco-tedesco presenteranno le loro proposte per salvare l’euro e il continente, pochi giorni prima del cruciale vertice di Berlino dell’8 e 9 dicembre.
«La paura è tornata», esordisce Nicolas Sarkozy davanti ai cinquemila dello Zénith Oméga, il palazzetto che già  ospitò i concerti di Johnny Halliday e Depeche Mode e che ieri è stato teatro del grande discorso presidenziale sulla Francia e l’Europa. Cinquantadue minuti, otto enormi tricolori e una piccola bandiera europea sul palco per convincere che «senza arroganza, ma neanche esitazioni» la Francia farà  il necessario per portare se stessa e l’Europa fuori dalla crisi.
«La paura è tornata», ripete più volte Sarkozy, e quindi uno dei suoi slogan storici — «Lavorare di più per guadagnare di più» — va adeguato ai tempi magri. «Tra guadagnare di meno e lavorare di più, sono convinto che la seconda soluzione sia preferibile», dice il presidente. Non è la stessa cosa rispetto a uno dei motti che gli fecero vincere le elezioni nel 2007, ma Sarkozy si giustifica ripetendo che «la situazione è cambiata, e io ho scelto di dire ai francesi la verità ».
È il presidente delle grandi occasioni, che ha fatto venire a Tolone pullman interi di militanti Ump per riempire la sala salvo poi chiedere che i poco eleganti automezzi non venissero ripresi dalle telecamere. Sarkozy è in piena — benché non ufficiale — campagna elettorale per il voto della primavera prossima, ma durante il discorso non pronuncerà  una sola volta né il nome del suo partito né dell’opposizione, né userà  mai i termini «destra» o «sinistra». In sala, neanche una bandiera di parte. Sarkozy parla in qualità  di capo di Stato, e di protagonista — assieme alla Merkel — delle manovre dell’ultima ora per salvare la moneta unica «e con essa l’Europa intera». Dei contrasti con la cancelliera sul ruolo della Bce non parla, se non concedendo che «ognuno ha la sua storia, ognuno ha le sue ferite. Quando parliamo della moneta, la Germania si ricorda della sua storia. Dobbiamo comprenderla e rispettarla». In sostanza, Berlino non vuole che la Banca centrale si metta a stampare denaro come in passato ha fatto la Federal Reserve americana e come vorrebbe Parigi, e Sarkozy non può che adeguarsi.
Le misure concrete sono — quanto alla Francia — la convocazione a gennaio di un summit con tutte le parti sociali per rilanciare il lavoro e il potere d’acquisto e — quanto all’Europa — la volontà  di allargare i campi in cui le decisioni delle istituzioni comunitarie vengano prese a maggioranza qualificata. Sarkozy rilancia poi l’idea di un «Fondo monetario europeo» che assista i Paesi in difficoltà , proclamando ai francesi — perché i mercati intendano — che «tutti i Paesi della zona euro saranno solidali gli uni con gli altri, ciò che è stato fatto per la Grecia, in un contesto molto particolare, non capiterà  più, nessuno Stato della zona euro verrà  lasciato in default», sia pure parziale.
Sarkozy ha citato l’Italia una sola volta, assieme a Spagna, Portogallo, Irlanda e Grecia, in un passaggio cancellato dalla versione ufficiale del discorso (vedi Elysée.fr), nel quale ha ricordato che — a differenza della Francia — quei Paesi «sono stati obbligati ad abbassare i salari».
Il presidente ha chiesto ai francesi di «rispondere alla crisi con il lavoro, lo sforzo e il controllo delle spese». Quanto ai partner europei, oggi incontrerà  a Parigi il premier britannico David Cameron (che però non fa parte dell’euro) e, come si è detto, vedrà  la Merkel lunedì, lo stesso giorno in cui in Italia il presidente del Consiglio Mario Monti presenterà  la nuova attesa manovra economica. Per Sarkozy non è il momento di cedere nuove porzioni di sovranità  a Bruxelles, l’Europa può procedere a colpi di accordi tra governi. «Maastricht si è dimostrato imperfetto — ha detto Sarkozy —, bisogna rifondare lo spazio Schengen e rifondare l’Europa». Tre anni fa, sullo stesso palco di Tolone, il presidente francese aveva evocato «la rifondazione del capitalismo».


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