“La Primavera milanese non è tramontata con Boeri chiarimento vero”

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MILANO – Giorni convulsi, a Milano. Lo smog che si taglia a fette, come la tensione in Comune. Sindaco Giuliano Pisapia, blog e social network chiedono: la primavera arancione è già  finita?
«Non lo è, perché non è finito, anzi, si rafforza, il nostro metodo: il confronto diretto con la città . Potrei decidere in solitudine, da sindaco sarebbe un mio diritto e un mio dovere, forse. Invece, e parlo del caso Boeri, ho voluto ascoltare non solo la giunta, ma tutti i consiglieri di maggioranza, prima di decidere».
“Pisapia è un dittatore”, dicono in Rete sulla rottura rientrata con l’assessore Boeri.
«Ho opinioni diverse anche rispetto ad altri assessori, ma quando accade ne parliamo, e spesso finisco per accettare la loro visione, perché magari hanno una competenza che io non ho. Non è una finzione, quella delle decisioni condivise, della collegialità , ci credo davvero. Si discute, ci si confronta, e si decide. Ma dopo non è che qualcuno salta su e dice “faccio il contrario”. Con Boeri c’era il rischio che lo scontro diventasse continuo. E non con me, ma con l’intera giunta. Stefano ha commesso errori di metodo nel confronto, e lo ha ammesso. Mi è parso sincero nella sua voglia di andare avanti a costruire quel progetto di città  in cui entrambi crediamo».
Ora cosa succederà ? Boeri assessore sotto tutela?
«Io non ho mai pensato a tutele e certo non ho fatto compromessi con i partiti in questo senso. Ma Stefano si è detto convinto che la soluzione scelta è quella che ci permetterà  di tornare a lavorare serenamente».
Sinceramente: non le sembra una soluzione tarallucci e vino?
«Se non ci fosse stato un chiarimento reale, e spero definitivo, allora sarei andato avanti per la mia strada. Questo lo posso assicurare. I consiglieri mi hanno convinto che questa era la soluzione giusta».
Parlare di città  migliore ci porta sul tema smog. Su cui – lo ammetterà  – avete fatto una bella retromarcia.
«No: abbiamo solo allargato il campo, di quella marcia. E per almeno due motivi. Quando un mese e mezzo fa avevamo fatto una delibera restrittiva sullo smog pensavamo di essere soli: non speravamo di poter coinvolgere tanti Comuni della Provincia in così poco tempo. E se ho una certezza – in mezzo ai mille pareri, consulenze, perizie sul tema – è che più si allarga l’area di un intervento, più si ottengono effetti anche se l’intervento è meno drastico».
La maggioranza dei Comuni non ha aderito al blocco.
«Vero, ma si dovrà  pur iniziare da qualche parte. Questa è la prima volta che si riesce a mettere in piedi un provvedimento condiviso da tante amministrazioni, che ringrazio davvero. Dobbiamo coinvolgerne tante altre, certo, mettendo anche la Regione davanti alle sue responsabilità : se le restrizioni fossero in tutta la Lombardia, l’abbattimento delle polveri sarebbe infinitamente più alto».
Qual è l’altro fattore che vi ha fatto cambiare idea?
«La situazione reale di Atm, che non conoscevamo fino a quando il nuovo cda non l’ha portata alla luce. Le valutazioni che avevamo in precedenza sulla tenuta della rete di trasporti in caso di blocchi non erano realistiche e se avessimo fermato tutte le auto – considerando anche i problemi sulla linea uno del metrò – sarebbe stato il caos totale».
Lo deve spiegare ai Genitori antismog e al comitato per i referendum ambientali: dicono che state tradendo le promesse.
«I Genitori antismog mi hanno aiutato molto, in questo anno, a migliorare la mia sensibilità  su questi temi. E ai referendum ambientali credo molto: dico a tutti loro che non ho ricette magiche, e devo ricordarmi che sono il sindaco di tutti i milanesi, ma gradualmente manterremo tutti gli impegni».
Vi siete impegnati anche su un altro tema: il contrasto alle mafie. Molto attuale, vista l’inchiesta tra Milano e la Calabria.
«Queste notizie dimostrano che l’allarme sul tema è reale, al contrario di quello che qualcuno – anche qui a Milano – ha detto. E noi già  stiamo facendo la nostra parte, con le forze dell’ordine, la magistratura, gli esperti».
In primo piano c’è anche un’altra inchiesta, che coinvolge i vertici della Regione.
«Spetta alla magistratura accertare le responsabilità  penali, ma un giudizio politico voglio darlo: un sistema tale di corruzione non è accettabile né a Milano né altrove. Ecco perché, ora, il centrosinistra deve iniziare a ragionare per portare la buona politica in Regione».


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