Londra espelle i diplomatici iraniani

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Lo ha annunciato ieri il segretario al Foreign Office (ministro degli esteri) William Hague: i diplomatici iraniani hanno 48 ore di tempo per lasciare il paese; ieri intanto sono stati scortati fuori dall’ambasciata, di cui è stata ordinata l’immediata chiusura. Con questo gesto, il governo di Londra rende chiaro di attribuire al regime iraniano una diretta responsabilità  nell’attacco alla sua ambasciata, che a Tehran è stato invece riportato dai media di stato come un atto «spontaneo» compiuto da «studenti rivoluzionari» infuriati per l’ultimo round di sanzioni decretato contro l’Iran dai paesi occidentali. Lo stesso Hague ha dichiarato alla Camera del Comuni che c’è stato «un certo grado di compiacenza» da parte delle autorità  della Repubblica Islamica, e ha paragonato l’incidente all’assalto all’ambasciata Usanel ’79 (che fu occupata per 444 giorni, con il personale diplomatico tenuto in ostaggio).
Dall’Iran è venuta invece una reazione imbarazzata da parte del governo. Il ministero degli esteri ha definito l’attacco a una legazione diplomatica «un comportamento inaccettabile da parte di una piccola frangia» di persone, ha «deplorato» l’accaduto e si è scusato. Non sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica Islamica che correnti oltranziste all’interno del sistema di potere compiono forzature rispetto ad altre correnti del sistema stesso.
La chiusura delle ambasciate non è ancora la formale rottura delle relazioni diplomatiche e sembra per il momento che nessuno dei due paesi lo contempli: ma certo i rapporti sono al punto più basso da anni. Ora Londra medita di chiedere ai partners europei rappresaglie diplomatiche comuni di fronte ai «continuati sforzi dell’Iran di dotarsi di armi nucleari»; la cosa sarà  discussa al prossimo vertice dei ministri degli esteri dell’Ue.
L’escalation di gesti ostili degli ultimi giorni in effetti è molto legata al contenzioso aperto dalle potenze occidentali con l’Iran sul suo programma nucleare. Lunedì infatti il Regno unito, insieme a Usa e Canada, aveva decretato nuove sanzioni unilaterali contro Tehran, ed è in seguito a queste che il Majlis (parlamento) di Tehran aveva votato un’animosa risoluzione per chiedere al governo di ridimensionale le relazioni diplomatiche con il «satana» inglese. Simili risoluzioni hanno un valore più simbolico che altro (i deputati iraniani hanno in passato chiesto di chiudere la collaborazione con l’agenzia internazionale per l’energia atomica o addirittura denunciare il Trattato di non proliferazione, cosa che il governo non si è mai sognato di fare). Certo però fanno da sfondo a una tensione diplomatica crescente.


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