«Assassinati i due cooperanti a Kabul»

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Stefano Siringo e Iendi Iannelli, uccisi nel 2006 a Kabul da una dose di eroina purissima, sono stati assassinati. A dare una svolta decisiva alle indagini sulla morte dei due cooperanti italiani è stato ieri il gip Rosalba Liso che, dopo aver respinto l’ennesima richiesta di archiviazione avanzata dal pm Luca Palamara, ha ordinato un nuovo supplemento di indagini e l’apertura di un fascicolo contro ignoti in cui si ipotizza appunto il reato di omicidio. Secondo il giudice esistono infatti sufficienti elementi per ritenere che Siringo e Iannelli siano stati assassinati per aver scoperto un giro di false fatturazioni tra agenzie dell’Onu impegnate in Afghanistan. Una decisione, quella del gip, che mette definitivamente fine alla ricostruzione fatta subito dopo il ritrovamento dei due cadaveri, secondo la quale Siringo e Iannelli – descritti come due tossicodipendenti – sarebbero morti dopo essersi iniettati la droga da soli.
A smentire categoricamente che i due giovani fossero consumatori abituali di droghe sono state le testimonianze rese agli inquirenti dai colleghi di lavoro di Iendi e Siringo. Iannelli lavorava come responsabile della contabilità  dell’Idlo, mentre Siringo si trovava in Afghanistan per conto del ministero degli Esteri. Proprio svolgendo la suo lavoro Iendi avrebbe scoperto forti ammanchi nei finanziamenti destinati dal governo italiano all’Idlo: 1,5 milioni di dollari che sarebbero spariti nel nulla grazie appunto a una serie di fatture false che sarebbero intercorse tra la stessa Idlo e l’Unops, un’altra agenzia Onu in cui lavora anche il fratello di Iendi. Scoperta che il giovane cooperante romano avrebbe confidato a Stefano Siringo, di cui era amico, segnando così involontariamente la sua condanna a morte.
L’esistenza di una possibile truffa internazionale era stata scoperta anche dal pm Palamara nel corso delle sue indagini, al punto che nei mesi scorsi ha aperto un fascicolo in cui ipotizza il reato di peculato. Stranamente, però, il magistrato non collega la sparizione del milione e mezzo di dollari alla morte dei due giovani, per la quale continua infatti a chiedere l’archiviazione. Un’«incoerenza» ingiustificata, secondo il gip, che infatti respinge puntualmente ogni richiesta di archiviazione.
Ma Siringo non fu l’unico depositario delle confidenze di Iendi, che a Kabul parlò dei suoi sospetti anche con altri colleghi di lavoro ascoltati nei mesi scorsi da Palamara, anche attraverso rogatorie internazionali. Come quella che si è svolta a Città  del Messico e in cui è stato sentito Samuel Gonzales Ruiz, all’epoca dei fatti incaricato dall’Idlo della formazione dei futuri pubblici ministeri afghani. Ruiz ha confermato di aver saputo di «problemi relativi alla gestione dei fondi Idlo», e di averne parlato sia con Iannelli che con il responsabile del progetto, Eduardo Buscaglia. Quest’ultimo, però, finora non è mai stato sentito dagli inquirenti. Una lacuna che per il gip è arrivato il momento di colmare.


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