Contro la riforma delle pensioni: la Gran Bretagna scende in piazza
La più grande e importante degli ultimi quarantanni, secondo la previsione unanime dei giornali inglesi, che vedrà oltre due milioni e mezzo di lavoratori del settore pubblico, sostenuti da 19 unioni sindacali, scendere in piazza a protestare contro la riforma pensionistica varata dal governo.
Insegnanti, medici, studenti, impiegati e molte altre categorie di lavoratori si sono unite contro una riforma che, tra le altre cose, prevede un aumento dell’imposizione fiscale di quasi 3 miliardi di sterline entro il 2014/2015, la riconfigurazione dell’età pensionabile a soglie fisse statali e uno svantaggioso peso dell’inflazione sulla rateizzazione annuale della pensione percepita. A risentire della mobilitazione, molti servizi essenziali.
Dagli ospedali alle scuole, in gran parte chiusi, fino agli aeroporti. Con l’esplicito intento di paralizzare la città , riprendendo lo slogan, creando dei disagi che possano così diventare strumento di pressione e rinegoziazione delle istanze dei protestors. Intanto, dalle prime ore del mattino, Londra sembra davvero una città fantasma. Moltissimi i negozi chiusi, vetrine abbassate e i passanti nel centro pulsante di Soho si contano sulle dita di una mano. In lontananza, riecheggiano i rulli dei tamburi provenienti dai molti picchetti localizzati in oltre cinquanta punti della città . Quelli da cui a momenti partirà la marcia che a mezzogiorno di Londra (h13:00 italiane) si compatta a Lincoln’s Fields.
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