E sul clima arriva il tradimento Usa “La legge di Obama frenata dal Senato”
ROMA – Gli Stati Uniti, nonostante il pressing di Obama, si sfilano dall’intesa per la salvaguardia del clima. Il Canada vuole spremere petrolio dalle sabbie bituminose nonostante l’alto impatto ambientale di questa tecnologia. Russia e Giappone passano la mano. Cina e India non accettano nessun impegno vincolante sul taglio delle emissioni serra. Così, sul fronte della battaglia contro il caos climatico crescente, l’Europa resta isolata proprio all’inizio del match più difficile, della conferenza Onu di Durban che rappresenta l’ultima data utile per mantenere in vita il protocollo di Kyoto che scade nel 2012. «I delegati di 190 paesi hanno due settimane a disposizione per trovare un accordo ma la sfida è quasi impossibile», spiega il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. «La legge voluta da Obama per tagliare le emissioni serra è stata bocciata dal Senato a maggioranza democratica. E anche il secondo impegno sottoscritto dalla Casa Bianca alla conferenza di Copenaghen viene ora messo in discussione: quasi certamente Washington annuncerà la non disponibilità a versare la sua quota nel fondo di 30 miliardi annui, che dovrebbero diventare 100 dal 2013, per sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica nei paesi più poveri».
A Durban è iniziato uno scontro politico che riflette il contrasto tra due sistemi produttivi. Da una parte le multinazionali che si contendono le ultime riserve di combustibili fossili. Dall’altra i capitali che vanno in direzione della green economy, dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili. «Si tratta di dare spazio a questa nuova economia che sta crescendo ma che è frenata dalla grande quantità di sussidi pubblici destinati alle industrie dei fossili», ricorda Clini. «E infatti una delle possibilità in gioco a Durban è accelerare un processo iniziato dalla Banca Mondiale: spostare verso lo sviluppo sostenibile una quota dei 400 miliardi di dollari che annualmente vengono versati a vantaggio del petrolio, del carbone, del metano». La crisi economica costringe a scegliere: non ci sono più i margini per sostenere due modelli energetici in contrasto e la battaglia diventa feroce. Il ministro dell’Ambiente ricorda che, se il modello basato sui combustibili fossili non verrà frenato facendo pagare l’inquinamento prodotto, andremo incontro già a metà del secolo a un aumento di temperatura catastrofico, compreso tra i 3,5 e i 4 gradi: «A Durban faremo la nostra parte cercando di stimolare un accordo tra Cina e Stati Uniti basato su un’intesa settore produttivo per settore produttivo. In Consiglio dei ministri porterò un pacchetto di interventi sugli incentivi per le rinnovabili e l’efficienza energetica, sulla messa in sicurezza rispetto a frane e alluvioni e su un meccanismo per rilanciare parchi e riserve marine valorizzando il lavoro giovanile».
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