Ici, stretta da 5 miliardi sulla casa arriva la mini patrimoniale subito la riforma delle pensioni
ROMA – Mario Monti stringe i tempi e rompe gli indugi. Il primo consiglio dei ministri operativo sarà convocato per lunedì 5 dicembre, subito dopo l’Eurogruppo-Ecofin del 29-30 novembre e prima del Consiglio europeo. Sul tavolo misure forti, probabilmente un antipasto servito per decreto legge, di quanto si aggiungerà nelle prossime settimane: nel menù del provvedimento il ritorno dell’Ici sulla prima casa, o Super Imu, per 5 miliardi che andrà in parte allo Stato e in parte ai Comuni; una patrimoniale sugli immobili forse a carattere temporaneo; un primo intervento sulle pensioni con un aumento dell’età pensionabile; lo sblocco delle opere pubbliche già cantierabili.
La decisione è stata annunciata da Palazzo Chigi – che tuttavia non è entrato nello specifico delle misure – al termine di una lunga riunione al Tesoro, tra Monti, i ministri economici Giarda, Passera, Fornero e Moavero, alla quale hanno preso parte il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli. «Crescita, stabilità ed equità », è la parola d’ordine ribadita ieri dall’esecutivo.
Il timing fissato dalla riunione interministeriale risponde ai tempi stretti chiesti dall’Europa e l’annuncio dei provvedimenti giunge al termine della settimana che ha visto il road show europeo di Monti e la visita dei Commissari Rehn e Barnier a Roma. L’esigenza, ribadita anche ieri ufficiosamente dal governo, è di «fare presto». Tuttavia la manovra, attualmente valutata intorno ai 13-15 miliardi, per ora viene «sospesa», almeno in attesa di vedere l’opinione dell’Ecofin sull’ipotesi, accennata e poi smentita dallo stesso Monti all’inizio della settimana a Bruxelles, di potere modulare la manovra in base al ciclo economico (Tremonti contava su uno 0,6 per cento di Pil nel 2012, la Commissione dice solo 0,1 per cento).
Tornando alle misure del decreto la più importante è quella che riguarda l’imposta sulla casa. Cancellata frettolosamente da Berlusconi, torna l’Ici sulla prima casa: sarà rafforzata e fusa con l’Imu federale, una sorta di Super Imu. Prevederà un aumento delle rendite catastali che – secondo alcune valutazioni emerse ieri – potrebbe portare in alcune città a moltiplicare per quattro l’attuale livello d’imposta. Non si è invece parlato dei correttivi proporzionali in base al reddito che avrebbero dovuto «smussare» l’imposta per i meno abbienti.
Entra nella lista approntata al ministero del Tesoro anche la patrimoniale, argomento espressamente trattato durante la riunione di ieri tra i ministri: inciderà sulla stessa base imponibile dell’Imu, cioè la casa. Con tutta probabilità sarà una misura temporanea, ma piuttosto salata e riguarderà i patrimoni sopra il milione di euro.
In arrivo, anche un anticipo della riforma-Fornero delle pensioni. E’ previsto un aumento dell’età pensionabile, probabilmente a 63 anni già dal prossimo anno (invece 61+36 o 62+35). Arriva anche il contributivo pro rata per tutti a partire dal 2012: saranno coinvolti dunque anche coloro che nel 1995 avevano già 18 anni di contributi. Si prevede anche l’anticipo al 2012 dell’aumento automatico di tre mesi ogni tre anni dell’età di vecchiaia in base alla «speranza di vita» Istat: un provvedimento assunto dal precedente governo e la cui «partenza» è già stata anticipata dalla manovra d’estate.
Il pacchetto in arrivo comprenderebbe anche «spicchi» di riforma per il rilancio dell’economia, considerata l’importanza del rilancio della crescita sul quale insiste l’Europa. Colpo d’acceleratore per le liberalizzazioni, con un’attenzione particolare per i servizi pubblici locali e le professioni. Ma la ripresa passerebbe anche per misure ad hoc per velocizzare le infrastrutture, recuperando alcune semplificazioni che dovevano arrivare con il decreto sviluppo del precedente governo, per modernizzare le reti energetiche e per estendere la banda larga.
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Se qualcuno si era illuso che l’accordo trovato in extremis a Bruxelles giovedì scorso ci avrebbe posto fuori pericolo, ieri avrà avuto modo di ricredersi. C’è stato un nuovo pesante allargamento dello spread fra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi, tornato vicino ai 300 punti base. Ai tassi di interesse e di crescita attuali, sono livelli destinati, nell’arco di due anni, a diventare insostenibili. Se dovessero protrarsi nei prossimi dieci mesi, farebbero aumentare di circa un punto e mezzo di Pil la spesa per il servizio del debito.