Morti sul lavoro, venerdì nero Napolitano: non sono fatalità 

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ROMA – Uno, due, tre morti sul lavoro in un solo giorno. Da una parte all’altra del nostro paese. Nella giornata in cui Giorgio Napolitano torna a denunciare, con grande forza, la drammatica escalation di morti bianche. «Non si tratta di tragiche fatalità », accusa il presidente della Repubblica. E ammonisce, ancora una volta: «Non è ammissibile alcun cedimento nell’impegno per la sicurezza e la dignità  del lavoro». Napolitano lo scrive in un messaggio che, in mattinata, invia al sindaco di Campello sul Clitunno, in ricordo del quinto anniversario della tremenda esplosione delle cisterne d’olio che uccise quattro operai nel paesino vicino Perugia.
Ma è una catena di morte che non si ferma. Così, ieri, nel giro di poche ore, ecco un nuovo bollettino di guerra: un operaio saltato in aria nell’esplosione della cartiera alle porte di Bergamo, un edile romeno morto schiacciato nel cantiere della zona Anagnina a Roma, e la commessa precaria che perde la vita per un crollo nel negozio di detersivi di Oristano. Di fronte a tanti incidenti, ai mille morti all’anno nel nostro paese, non si può parlare di fatalità . Giorgio Napolitano, che alcune settimane fa aveva lanciato il suo appello a fermare la strage, richiama tutti alle proprie responsabilità . Quando è in gioco la sicurezza sul lavoro ci deve essere l’impegno di tutti, «istituzioni pubbliche, anche locali, mondo delle imprese, pubblica opinione, insieme con la vigile consapevolezza degli operatori, affinché la sicurezza e la dignità  del lavoro abbiano quella valenza primaria che la Costituzione pone a fondamento della Repubblica».
Parole raccolte subito dai sindacati e dai partiti. La Cgil rinnova l’appello a tutte le forze istituzionali e imprenditoriali perché si interrompa la «barbarie» delle morti sul lavoro, «come rileva il presidente della Repubblica bisogna rifiutare l’idea che possano essere considerate tragiche fatalità ». Per Cisl e Uil il richiamo di Napolitano «deve sollecitare un maggior impegno per riuscire a realizzare i contenuti della nuova normativa in materia di sicurezza, ancora non attuata». Un «grazie» arriva dall’Anmil, l’associazione degli infortunati sul lavoro, al capo dello Stato. Che, nel suo messaggio al sindaco di Campello sul Clitunno, ha sollevato definitivamente il velo sulle morti bianche. Perché, «al di là  della complessità  dei fatti e delle difficoltà  nell’accertamento delle responsabilità  che simili eventi spesso presentano», il capo dello Stato ha messo un punto fermo. Questo: «Va in ogni caso rifiutata l’idea che si tratti di inevitabili tragiche fatalità ». Con una speranza, espressa all’amministrazione comunale di Campello, che in un libro ha raccolto le testimonianze sulla strage nell’oleificio. «Confido», scrive Napolitano, «che le immagini “agghiaccianti” di quella tragedia possano contribuire a sollecitare, particolarmente in questo scorcio d’anno ancora funestato da eventi gravissimi, la dovuta attenzione ai temi della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro».


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