P4, patteggiamento per Bisignani “Attività di aggressione politica”
NAPOLI – Luigi Bisignani chiude i conti con il caso P4. Il grande lobbista patteggia la pena di un anno e sette mesi di reclusione senza sospensione condizionale, in virtù del precedente legato alla vicenda Enimont, ma con la ragionevole certezza di non rischiare il carcere. La sentenza del giudice di Napoli Maurizio Conte rappresenta anche un importante punto a favore dei pm Francesco Curcio e Henry John Woodcock, titolari dell’indagine con il procuratore aggiunto Francesco Greco. La Procura ottiene infatti, per giunta in tempi rapidissimi rispetto alla media, il riconoscimento di dieci capi d’imputazione compreso quello più controverso: l’ipotesi di associazione per delinquere, che era stata esclusa dal gip, ritenuta sussistente dal Tribunale del Riesame e rimessa in discussione dalla Corte di Cassazione dopo l’accoglimento con rinvio del ricorso presentato dai legali dell’altro imputato di spicco della vicenda, il parlamentare del Pdl Alfonso Papa, tuttora agli arresti domiciliari. Cade solo l’aggravante della violazione della legge Anselmi sulle società segrete che era stata configurata nella prima fase delle indagini.
Gli elementi raccolti durante l’inchiesta, scrive il giudice Conte nella sua sentenza, «consentono di ritenere esistenti una continuità di rapporti fra gli imputati finalizzati allo scambio di informazioni riservate». Notizie, sottolinea il magistrato, «da utilizzare per vari fini, di aggressione politica ma anche di intimidazione nei confronti di imprenditori sulla base di un rapporto stabile e continuativo». Inoltre, ricorda il giudice,«è pacificamente emerso» che Bisignani colloquiava con Papa con schede mobili procurate dal parlamentare e ritenute «sicure in quanto intestate a persone fittizie».
Il patteggiamento comprende il reato informatico legato al software-spia scoperto sul pc del lobbista e naturalmente le tre ipotesi di favoreggiamento personale per le notizie giudiziarie comunicate da Bisignani alla commercialista Stefania Tucci, all’imprenditore Alessandro Bondanini e al manager Lorenzo Borgogni, il capo delle relazioni esterne di Finmeccanica, attualmente dimissionario, che proprio in questi giorni sta rendendo dichiarazioni nell’inchiesta sul colosso della sicurezza. Il giudice ritiene «congrua» la pena concordata dai pm con la difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Fabio Lattanzi e Gianpiero Pirolo, anche per la condotta processuale tenuta da Bisignani. Il lobbista si è presentato spontaneamente ai pm e ha reso in più occasioni ampie confessioni, mettendo a disposizione anche documentazione bancaria, al punto che «buona parte del quadro indiziario nei suoi confronti è costituito proprio dalle sue dichiarazioni». Bisignani non sconterà la pena in carcere, perché la sanzione è inferiore ai tre anni di reclusione e l’imputato ha già trascorso quattro mesi agli arresti domiciliari. Dopo un breve periodo di detenzione in casa potrebbe ottenere l’affidamento ai servizi sociali. Soddisfatto il procuratore Giandomenico Lepore: «La decisione del gup è importante perché conferma la fondatezza delle accuse e avrà un peso anche sugli altri processi in corso». A cominciare dal giudizio ordinario nei confronti di Papa dove Bisignani sarà probabilmente chiamato a testimoniare.
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