In Italia è strage di donne
Con la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le Ong a mobilitarsi per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa emergenza. La data fu scelta riferendosi a quella indicata dalle donne riunite nell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà nel 1981, in ricordo del giorno in cui, nel 1960, tre sorelle dominicane, coraggiose rivoluzionarie contro il regime di Rafael Leonidas Trujillo, vennero brutalmente uccise. L’Italia però è arrivata solo qualche anno dopo a celebrare questa giornata, denunciando, manifestando, ricordando le tante troppe vittime di feminicidio. A capeggiare le celebrazioni, da allora, sono i Centri antiviolenza e le Case delle donne, faro e rifugio di tante donne perseguitate e sole.
Fra le più attive associazioni di genere c’è senza dubbio la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, alla quale il nostro E-Il Mensile si è rivolto per instaurare una proficua collaborazione che ogni mese sfocia nella rubrica Casa Dolce Casa, l’osservatorio sulle madri, figlie, sorelle, mogli, fidanzate uccise da uomini che conoscevano, che hanno amato e di cui si fidavano. In una parola, una rubrica sui femminicidi per mano amica. I dati pubblicati, in mancanza di ricerche ufficiali, sono estrapolati da notizie di stampa, e ogni settimana confermano la gravità di questa emergenza. Da febbraio 2011 – primo mese monitorato dato che il nostro mensile è nato ad aprile scorso – a ottobre, sono state 72 le donne uccise da mariti, amanti, fidanzati, ex, per una media di 8 al mese. Periodo più sanguinario, giugno, con 13 femminicidi. Un dato che chiaramente aumenta, se si aggiungono al monitoraggio gli altri tipi di delitti sulle donne, spesso appartenenti al mondo della prostituzione. Secondo la Casa delle donne di Bologna, infatti, i primi sei mesi dell’anno vedono 92 donne ammazzate. Un dato che promette di superare perfino le 127 vittime del 2010. L’emergenza, dunque, continua e la relazione di potere fra i generi si conferma il fattore che domina la società .
“C’è un limite di sopportazione che molte donne superano quando si trovano incastrate in rapporti che sono fatti di sopraffazione e umiliazione, di violenza e discriminazione. Superare questo limite è pericoloso come percorrere un’autostrada a piedi, come camminare sul ciglio di un burrone portando per mano i propri figli, perché la velocità della violenza, quando una donna decide di dire no, è la prima causa di morte” ha spiegato Chiara Cretella, sociologa della Casa delle donne di Bologna che – come fa da sei anni – ha organizzato in città il Festival La violenza illustrata, che terminerà l’8 dicembre. È infatti questo “limite di sopportazione” che l’associazione vuole portare sotto gli occhi di tutti con un incontro che prevede dibattiti, cinema e mostre sulla “guerra silenziosa che continua ogni giorno a mietere vittime, assumendo le proporzioni di una strage”. Al centro di tutto, la mostra itinerante “Testimoni silenziose“, sagome di donne uccise che ci chiedono “di intervenire, di prevenire, di cambiare la cultura patriarcale che pervade le nostre vite e i nostri immaginari”.
“Per questo – conclude Cretella – abbiamo voluto un festival per celebrare la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne: per ricordare il lavoro di chi ogni giorno combatte contro questo stato di cose, tra mille difficoltà e pochi finanziamenti, per portare alla luce questo limite, che non deve più esser superato o giustificato dai media, dal virilismo di ritorno e da una cultura della mercificazione del corpo femminile. La nostra Casa compie dieci anni e festeggeremo ricondando che oltre a una Casa delle donne esiste una Casa dei bambini. Perché dietro le donne ci sono sempre i figli e le figlie, che assistono a scene di violenza, che sono abusati o uccisi. Come Rashid Pistone, un bimbo di due anni ucciso insieme alla madre il 6 febbraio scorso a Bologna: Ilham Azounid, mentre era incinta, aveva trovato protezione presso la nostra struttura. A lui, ai bambini, alle bambine, a tutte le donne che subiscono violenza, dedichiamo questo festival”.
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