Egitto nel caos, un’altra strage
IL CAIRO – Arriva portato di traverso su una motocicletta scassata che fa la spola con il Fronte Est di Piazza Tahrir, ha gli occhi rovesciati, apparentemente non respira. «Mai visto niente di simile», dice il dottor Alaa Mohammed mentre prende tra le braccia questo ragazzo di meno di vent’anni. I suoi gesti sono meccanici, quasi automatici: gli batte la schiena, gli versa in bocca qualche sostanza che provochi il vomito, poi gli infila un ago nel braccio per iniettargli una soluzione fisiologica insieme con Diazepam. «E’ l’unica sostanza consigliata per bloccare gli effetti devastanti di questi terribili gas, se non liberiamo subito le vie aeree si rischia la morte per soffocazione. Mi fa male il polso, non so da questa mattina quante iniezioni ho fatto» . Nel quinto giorno di proteste contro la Giunta militare egiziana, la lista dei morti si allunga e di quella dei feriti nessuno è più in grado di tenere una contabilità . La polizia antisommossa sembra un animale ferito senza controllo. Spara per contenere la folla che da Piazza Tahrir vuole arrivare al Ministero dell’Interno con tutto quello che ha: pistole, fucili da caccia, pallottole di gomma e vere, lacrimogeni con gas paralizzanti e asfissianti senza risparmio. A questi gas sono attribuite negli ultimi due giorni almeno una decina di vittime, morte per paralisi respiratoria dopo aver inalato i vapori. Ieri contro l’uso di questi gas è arrivata la dura denuncia del premio Nobel per la Pace, Mohamed El Baradei, candidato alle elezioni presidenziali, che ha parlato di «massacro in corso» accusando la polizia di usare «lacrimogeni con agenti nervini» per tenere lontani i dimostranti dalla cittadella del potere egiziano. Centinaia e centinaia gli intossicati, che vengono curati nei quattro ospedali da campo allestiti su Piazza Tahrir dai medici volontari con mezzi di fortuna. Paralisi dell’apparato respiratorio, reazione urticante sulla pelle, vomito, convulsioni, le pupille che sembrano esplodere, questi i sintomi più diffusi. In Piazza da ieri circolano le maschere anti-gas e attraverso twitter viaggiano decine di appelli: «Se venite in Piazza a battervi per la democrazia portate le maschere antigas, una per voi e almeno una per un’altra persona che è già qui».
La battaglia è sempre sul fronte Est, nella ormai tristemente nota via Mohamed Mahmud, dove almeno tre civili ieri sono stati uccisi. E’ morto anche un bimbo di 10 anni, colpito alla testa da un «proiettile vero», secondo il racconto di padre Fawzi Abdel Wahib, della vicina Chiesa evangelica dove sono stati accolti decine di feriti. Un gruppo di imam dell’università Al-Azhar ha negoziato la tregua nel pomeriggio ma è durata poco. Gli incidenti sono ripresi più intesi di prima. La folla, il “nuovo Egitto”, vuole che il capo della Giunta militare il feldmaresciallo Mohammed Hussein Tantawi si dimetta subito e lasci il potere nelle mani di un governo di salvezza nazionale, dopo che quello fantoccio di Essan Sharaf, imposto dai generali, si è dimesso. Alla guida di questo esecutivo – da ore sono in corso trattative nel Ministero della Difesa – dovrebbe essere chiamato Mohammed El Baradei affiancato da un vice-premier che potrebbe provenire dalle file dei Fratelli Musulmani. Compito di questo governo è quello di guidare il Paese verso le elezioni sia del Parlamento che della Camera Alta in un lungo e difficile cammino elettorale che durerà quattro mesi, per poi arrivare alle elezioni presidenziali. Voto che era previsto per lunedì prossimo, ma è del tutto evidente che nelle condizioni attuali andare alle elezioni è estremamente difficile. L’esercito si dice pronto a garantire l’ordine negli uffici elettorali ma sembra più una boutade che la realtà . La protesta contro la Giunta militare dilaga in tutto il Paese, coinvolge le principali città , Alessandria, Suez, Ismailia, Port Said. Per questo da ieri sera avanza a grandi passi l’ipotesi di far slittare il voto di almeno due settimane. Ipotesi a cui finora si sono detti contrari i Fratelli Musulmani, con il loro partito Giustizia e Libertà . La Fratellanza ha certamente il partito meglio organizzato e più radicato d’Egitto ed è certa di portare a casa un risultato storico nelle prime elezioni libere.
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