Italia, in aumento le spese militari

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Arriva oggi in Commissione Difesa della Camera l’ennesimo piano di armamento per il nostro Paese. Blindati Lince, carri armati con cannoni da 120 millimetri, aerei senza pilota, e così via. Per un totale di 500 milioni di euro, da spendere entro la fine dell’anno.

il capogruppo dell’Idv Augusto Di Stanislao ha presentato una mozione per sospendere questi acquisti, ma è difficile pensare che si arrivi ad uno stop. Nel 2011, il governo italiano ha stanziato oltre 20 miliardi per l’acquisto di armamenti, con un aumento di 3 miliardi rispetto al 2010. Infatti, se c’è un settore al quale il governo non ha mai fatto mancare denaro, è proprio quello degli armamenti, portandoci a diventare l’ottava potenza del mondo in tema di riarmamenti: spendiamo quasi l’1,3 percento del Pil.

Ci sono anche acquisti protratti nel tempo. Per esempio l’acquisto di 121 caccia F35 (ne sono arrivati già  80, si aspetta il resto), che ci sono costati 14 miliardi; oppure i 120 caccia JSF che ci costeranno 9 miliardi; e tutta una serie di altri programmi di acquisto o di costruzione di navi (compresa la portaerei Cavour, che dovrebbe essere la gemella della Garibaldi), di aerei, di sistemi missilistici e di cannoni antiaerei.


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Enrico Letta ha ricevuto la fiducia: quella del segretario di stato Usa John Kerry che, ancor prima che la votasse il parlamento italiano, si è congratulato per la nascita del nuovo governo. Fiducia ben meritata. Enrico Letta, garantisce John Kerry, è «un amico buono e fidato degli Stati uniti, che ha dimostrato in tutta la sua carriera un fermo impegno nella nostra partnership transatlantica».

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 Vatti a fidare degli amici. Il Qatar, durante la rivolta contro Gheddafi, ha rifornito di armi i ribelli e lo ha fatto con la piena benedizione degli Usa. Solo che fucili e lanciarazzi sono finiti anche a gruppi estremisti, non proprio ben disposti nei confronti dell’Occidente. Obama è allora intervenuto personalmente chiedendo all’emiro del Qatar maggiore trasparenza e controlli sui destinatari finali dei carichi bellici.

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