Addio a Danielle Mitterrand Una vita a inseguire gli ideali

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PARIGI — A 16 anni Danielle vide il padre perdere il lavoro. Antoine Gouze, preside di liceo a Verdun, si rifiutò di consegnare una lista con i professori e gli allievi ebrei, come pretendeva il governo collaborazionista di Vichy: fu cacciato e costretto a trasferirsi a Cluny dove si mise a dare ripetizioni. Da quel momento, la figlia cominciò una lunga vita da sorridente e testarda militante socialista che si è conclusa alle due del mattino di martedì. Danielle Mitterrand, vedova del grande presidente socialista e fondatrice della ong France-Libertés, si è spenta all’ospedale Georges Pompidou di Parigi all’età  di 87 anni.
«Mio marito un po’ mi invidiava. Avevamo le stesse idee ma lui era il presidente della Repubblica francese e doveva tenere conto della realpolitik. Io ho potuto dedicare la mia vita a inseguire i miei ideali», diceva la signora Mitterrand durante un colloquio con il Corriere nella casa di famiglia di rue de Bièvre, il 14 ottobre scorso. La ragazza che fu partigiana contro i nazisti e poi spina nel fianco delle diplomazie era un po’ stanca ma lucida, felice di festeggiare i 25 anni della sua fondazione.
Fu première dame — termine che detestava — dal 1981 al 1995, un periodo nel quale divenne l’incubo dei consiglieri del presidente: mentre il governo perseguiva gli interessi internazionali della Francia, Danielle Mitterrand conduceva la sua politica parallela fatta di visite al subcomandante Marcos, scandalosi baci e abbracci a Fidel Castro, difesa della causa curda, incontri con il Dalai Lama fino alla battaglia, condotta fino agli ultimi giorni di vita, per il diritto all’acqua.
«Che ci sta capitando, mia Danou?», le aveva sussurrato Franà§ois Mitterrand la sera del 10 maggio 1981, quando al terzo tentativo riuscì a diventare presidente della Repubblica. Entrarono all’Eliseo e nel giro di due anni lui dovette abbandonare la profonda riforma socialista dello Stato per la quale era stato eletto. «Il potere non ce l’ho io, Danielle, ce l’hanno le banche e il Fmi», le spiegava il presidente. Lei, che non doveva rispondere agli elettori ma solo alle sue convinzioni, continuò come se niente fosse. Divenne l’anima terzomondista e militante della coppia. «Quando passeggiavamo nei giardini dell’Eliseo spesso il presidente non era d’accordo con me — spiegava Danielle —, ma Franà§ois sì». Forte di questo appoggio privato la signora Mitterrand non si lasciò distrarre dai lussi di palazzo e moltiplicò le missioni in difesa dei deboli fino a rischiare la morte in Kurdistan nel 1992, quando scampò a un attentato nel quale persero la vita sette persone.
Ma è di ordine privato il gesto che ha fatto epoca: al funerale di Mitterrand, l’11 gennaio 1996, Danielle lasciò che le due famiglie di Franà§ois — quella ufficiale e quella rimasta a lungo segreta — si incontrassero davanti agli occhi del mondo. Abbracciò la figlia illegittima Mazarine, e fece avanzare in prima fila l’amante Anne Pingeot. «Mi hanno scritto in tanti, commossi», confidò poi Danielle. Eppure l’immagine che si è formata negli anni, quella di una donna dolente che subisce con rassegnazione e moderna eleganza le infedeltà  del marito è, almeno in parte, falsa.
Danielle Mitterrand accettò il patto che Franà§ois le aveva proposto all’inizio degli anni Sessanta, dopo vent’anni di matrimonio: ognuno la sua vita, e niente divorzio. Così la casa di rue de Bièvre a lungo fu frequentata insieme da Franà§ois (all’epoca ancora deputato), Danielle, e l’amante di Danielle, Jean, professore di ginnastica del figlio Jean-Christophe. Tutti sapevano, nessuno si lamentava.
La scorsa notte a Parigi è morta una donna a suo modo femminista. Mai trasgressiva, tantomeno appariscente, Danielle se ne è sempre infischiata del protocollo: per la vita e la morte di Mitterrand, per il Quai d’Orsay e — fortunatamente — anche per sé.


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