In Egitto è di nuovo rivolta

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«È l’ultima occasione per salvare la rivoluzione» dicevano, aggiugendo a bassa voce «serve una seconda insurrezione». I violenti scontri di ieri con le forze di sicurezza, che hanno lasciato sul terreno 500 feriti tra i manifestanti, di cui molti gravi, potrebbe essere l’inizio di una fase di scontro aperto contro la giunta militare succeduta a Mubarak, capace di mandare all’aria le contestate elezioni parlamentari previste per il 28 novembre.
L’accampata
Dopo la manifestazione di venerdì, una delle più grandi dai giorni della rivoluzione, che ha visto scendere in piazza circa 200.000 persone, ieri al Cairo centinaia di ragazzi hanno dato battaglia alle forze di sicurezza per tutta la giornata. Tutto è cominciato in mattinata quando gli agenti della Central Security Force (Csf) hanno circondato Tahrir prendendo di mira le famiglie dei martiri della rivoluzione che avevano improvvisato una piccola accampata. Gli agenti hanno caricato i manifestanti e arrestato una decina di persone. Appena la notizia si è diffusa attraverso messaggi di testo, facebook e twitter, in centinaia sono accorsi a dare rinforzo. Attorno alle due di pomeriggio i manifestanti sono riusciti a respingere la polizia e hanno preso d’assalto uno dei blindati Iveco in dotazione alle forze di sicurezza egiziane. Una decina di manifestanti sono saliti sul tetto del veicolo ad intonare cori contro il ministro dell’interno e contro la giunta militare presieduta dal feldmaresciallo Hussein Tantawi, mentre la piazza si riempiva di ragazzi con mascherine mediche, bottiglie di Pepsi e limoni per i gas lacrimogeni. Per tutto il pomeriggio in piazza a Tahrir e nelle vie circostanti è stata battaglia. I manifestanti hanno dato vita ad una fitta sassaiola contro gli agenti che hanno sparato centinaia di gas lacrimogeni e pallottole di gomma made in Usa, e cartucce da caccia di fabbricazione italiana (marca Fiocchi). Centinaia di feriti, di cui molti con ferite alla testa, sono stati portati a braccia fuori dalla zona, mentre a dare manforte in serata sono giunti gli ultras dello Zamalek e del Al-Ahly, già  decisivi nella rivoluzione di otto mesi fa. «Abbiamo abbattuto un Mubarak, e adesso ne abbiamo 20» grida Mustafa, un giovane rivoluzionario con il volto inumidito dai gas.
E i militari?
12 mila persone sono ancora rinchiuse nelle carceri. Mentre nella notte continuano ad arrivare notizie preoccupanti di violenti scontri in centro città  in molti i si chiedono quale sarà  la reazione della giunta militare. Tra le opzioni potrebbe addirittura esserci un rinvio delle elezioni parlamentari, che in molti tra i giovani rivoluzionari considerano una farsa dato che i militari hanno intenzione di rimanere al governo almeno fino al 2013.


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