Comitati in piazza: no a discariche, sì differenziata

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Con loro in piazza anche i partiti della sinistra (Verdi, Fds e Sel), i radicali e l’Unione Sindacale di Base. Per tutti i manifestanti una cosa è certa: «Le alternative ci sono e risolverebbero il problema mentre chi ci amministra sta sfruttando l’emergenza per creare un vuoto legislativo che esonera la politica dalle pianificazioni e dalle decisioni». Da qui la richiesta generale di abbandonare il Piano Rifiuti della Regione Lazio in discussione attualmente, «e con molto ritardo», per intraprendere la strada della raccolta differenziata porta a porta. A sovrastare il presidio una croce sulla quale sono saliti a turno i manifestanti, infilzata in cima a una montagna di sacchetti di rifiuti, ognuno con un nome diverso di “luoghi della monnezza”.
Ieri a Roma c’erano cittadini di Riano, con tanto di vicesindaco Italo Arcuri, quelli di Corcolle, VIII municipio, e di Pizzo del Prete, comune di Fiumicino, destinati dalle ordinanze del prefetto-commissario per la chiusura di Malagrotta, Giuseppe Pecoraro, e dalle indicazioni della governatrice Polverini a ospitare la pesante eredità  dell’attuale discarica capitolina. C’erano gli abitanti di Malagrotta, che da anni ospita le oltre 4mila tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno di Roma, Fiumicino, Ciampino e dello Stato del Vaticano, «perché questa lotta è anche la nostra e non vogliamo che la discarica che abbiamo davanti casa venga chiusa per essere semplicemente spostata da un’altra parte». C’erano i cittadini di Albano che grazie alle mobilitazioni degli anni passati sono riusciti a bloccare la costruzione di un inceneritore e che ora sono alle prese con l’ampliamento della discarica di Roncigliano, e quelli di Colleferro e della Valle del Sacco dove da anni sono attive discariche e inceneritori. Infine il neonato Coordinamento rifiuti zero per Roma, città  che ha un ruolo chiave nella gestione dei rifiuti nel Lazio in quanto ne produce oltre il 70% di tutta la regione, che «invita la cittadinanza ad allargare “il fronte” partecipando alla prossima riunione il 30 novembre a Roma in via Giolitti 231 alle 18 per obbligare il sindaco Alemanno e l’azienda municipalizzata responsabile della raccolta dei rifiuti della Capitale, l’Ama, a rispettare la legge e le direttive europee».
Intanto sulle scelte commissariali dei siti, Riano e Corcolle, destinati a ospitare le discariche temporanee piovono i ricorsi al Tar, sia per mano dei comuni sia delle associazioni: «Luoghi come Quadro Alto e Pian Dell’Olmo, vicini a Riano, Corcolle, a due passi da Tivoli, e Pizzo del Prete non sono siti idonei per ospitare discariche».

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TORINO Aziende comunali in vendita, comitati contro Pd, Sel e Idv

Aria di bufera nella sinistra torinese dopo la decisione della giunta Fassino di mettere sul mercato il 40% di Amiat, Trm e Gtt, le aziende comunali che gestiscono trasporti, rifiuti e inceneritore. Secondo i comitati per l’acqua pubblica, con questa decisione (approvata da Pdv, Idv e Sel) si avvierebbe «lo smantellamento dei beni comuni cittadini, costruiti in un secolo di conquiste civili e sociali». Secondo i comitati, le spa comunali andrebbero trasformate in enti di diritto pubblico, come avvenuto a Napoli per la neonata Abc (Acqua bene comune), l’azienda che gestirà  i servizi idrici della città . Nel frattempo, all’estremo opposto d’Italia, in Calabria, una cartuccia di lupare è stata fatta trovare sulla porta di casa di Sergio Gambino, un attivista calabrese impegnato nel “Coordinamento Acqua Pubblica Bruno Arcuri” e nell’Associazione “Il Brigante” che nelle Serre Vibonesi si battono per la difesa dei beni comuni e per l’acqua pubblica. Un brutto segnale, e la conferma di come sulla questione acqua si tocchino interessi notevoli.


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