‘Ndrangheta al Nord, raffica di condanne

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MILANO – La più imponente sentenza contro la criminalità  organizzata al Nord arriva in tarda serata, dopo una camera di consiglio durata quasi due giorni, tra le proteste degli imputati. Alle otto, mentre i boss stavano per inscenare una nuova protesta, il gup Roberto Arnaldi arriva con il suo lungo elenco di nomi e articoli del codice penale: centodieci condanne e otto per i boss della ‘ndrangheta che ha dominato la Lombardia negli ultimi anni, soltanto otto le assoluzioni, tre delle quali nei confronti di personaggi già  condannati in altri processi come Vincenzo Rispoli, il padrino di Legnano che voleva mettere le mani sugli appalti di Expo 2015.

L’impianto accusatorio dei pm Alessandra Dolci e Paolo Storari e del procuratore aggiunto Ilda Boccassini, ha retto fino alla sentenza. Lo ammettono gli stessi avvocati: «È stata una vittoria della procura», riconosce Maria Teresa Zampogna. Per quasi tutti è stata riconosciuta l’associazione mafiosae la pena più alta – sedici anni di carcere – è toccata ad Alessandro Manno, per il quale il pm Dolci ne aveva chiesti venti. Manno era il boss che nel 2008, sulla scia di Carmelo Novella – ucciso perché tentava di rendersi in parte autonomo rispetto alle ‘ndrine calabresi – si era distaccato dalla cellula di Milano per fondare una cosca autonoma a Pioltello, dove gestiva i traffici di droga. Quattordici anni per Vincenzo Mandalari – arrestato dopo una lunga latitanza – Pasquale Varca e il boss di Milano Cosimo Barranca, mentre al “capo dei capi” Pasquale Zappia – che al termine dell’udienza si è sentito male ed è stato portato via in ambulanza – è stata inflitta una pena di dodici anni.

Pasquale Valdes, ex sindaco Pdl di Borgarello, piccolo comune in provincia di Pavia, è stato condannato a un anno e quattro mesi per turbativa d’asta: con un imprenditoree un commercialista (condannati a un anno) avrebbero permesso all’ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia Carlo Chiriaco – tra i 39 imputati del processo che si sta celebrando sugli stessi fatti con rito ordinario – di acquistare terreni per speculazione edilizia. Assolto, invece, l’ex assessore provinciale della giunta Penati Antonino Oliviero, inizialmente coinvolto, secondo l’accusa, nella vicenda della scalata dei clan a una grande impresa del settore edile, la Perego strade di Lecco. Con la sentenza di ieri sono state confiscate anche tutti i beni – per un valore di oltre quindici milioni di euro – sequestrati durante le indagini.

Saranno risarciti anche Comune e Regione, che si erano costituiti parte civile.

Dopo la lettura della sentenza gli imputati hanno protestato insultando anche i loro stessi avvocati. «Faremo ricorso», annuncia però uno dei legali, Francesco Nucera.


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