La doppia antipolitica

Loading

Ma, in buona sostanza, i mercati internazionali e i tecnocrati europei hanno imposto la loro verità : quella secondo cui il debito pubblico italiano non sarebbe più sostenibile.
Inoltre, consapevoli dell’inaffidabilità  di Berlusconi, insieme a misure difficili da adottare per qualsiasi governo politico, com’è ampiamente dimostrato dalla vicenda greca, hanno imposto l’antipolitica di un governo tecnico, affidato a figure apparentemente apolitiche, che, incuranti delle sanzioni degli elettori o immunizzati da esse, avranno la missione di adottare le misure gradite ai mercati medesimi.
In realtà  antipolitica, apolitica, apolitica sono quanto di più politico vi sia. È solo una politica fatta con altri mezzi e altre forme. Toccherà  vedere come a tale politica reagiranno le costellazioni d’interesse che innervano la società  italiana, molte delle quali, in difesa dei propri privilegi, hanno solo da ultimo abbandonato Berlusconi. Spiccano: la Chiesa, costretta alfine a prendere posizione dallo scandaloso stile di vita privato di Berlusconi; gli imprenditori, piccoli e grandi, che dal governo non hanno ottenuto i sostegni che si aspettavano; la pletora di clientele meridionali, che non spuntano più da un pezzo risorse da distribuire; gli amministratori locali dello stesso centrodestra, assediati dai cittadini privati dei servizi un tempo offerti da comuni e regioni. Per lungo tempo costoro hanno preferito la caricaturale applicazione berlusconiana della dottrina neoliberale, pronta a parassitare lo Stato e la collettività , a una sua rigorosa applicazione, che avrebbe comportato per essi danni alquanto gravi Solo da ultimo hanno scoperto quanto avvelenate fossero le ormai modestissime protezioni offertegli dal centrodestra e che tali protezioni si erano esaurite. Sono però disponibili davvero a una politica di rigore?
Ne consegue che il rischio maggiore che adesso si corre è che il governo Monti costituisca solo una parentesi di scomoda austerità , destinata a chiudersi in poco tempo e con magri risultati. Anzi, sempre che veda la luce, le decisioni scomode che il nuovo governo dovrà  prendere potrebbero farne la calamita del malcontento, distraendo l’attenzione dal malcontento e dal drammatico disagio sociale suscitati dal triennio di governo del centrodestra. Apparecchiando infine la mensa per un trionfale ritorno dell’antipolitica populista a spese di quella tecnocratica: Bossi si è già  trasferito in Padania a ricaricare le batterie, Berlusconi ha negoziato sul nome del prossimo guardasigilli, ma già  Ferrara e compagni scaldano i motori, rivendicando, con la brutalità  che è loro consueta, le ragioni della loro antipolitica e quelle del popolo sovrano, espropriato della sua volontà  dai mercati, dal capo dello Stato e dai partiti sconfitti alle elezioni del 2008.
Nella sostituzione del governo Berlusconi, sotto la regia del Presidente della Repubblica c’è molto di obbligato. È stata imposta dall’esterno e il Presidente l’ha propiziata con accortezza istituzionale, onde scongiurare un immediato disastro. Liberatoria è dunque l’uscita di scena di un governo che aveva assolto il suo compito tra torbide e rapaci trame affaristiche e brutali strappi alle buone maniere istituzionali e non. Sta di fatto che il medico inviato al capezzale del malato è unanimemente ritenuto un galantuomo e uno studioso di vaglia, ma è pure un interprete convinto e scrupoloso della dottrina neoliberale. Che è una medicina sulla cui efficacia più di un dubbio è legittimo, oltre che per i suoi contenuti economici e sociali, ma ancor di più per i suoi scoperti ingredienti antistatali, insieme ad altri più sottilmente antipolitici, che travalicano la rispettabilità  del nuovo presidente del consiglio.
Nello scontro tra antipolitica tecnocratica e antipolitica populista il vaso di coccio rischia d’essere la sinistra, che sostiene la prima ed è disarmata rispetto alla seconda. C’è da sperare che lo capisca, che temperi la sua soddisfazione per l’estromissione di Berlusconi e si prepari al dopo, magari sottraendosi alla soggezione, culturale e psicologica, di gran parte di essa ai poteri forti dell’economia – se non ora, quando? – e alle sue fatue ossessioni bipolari, cominciando anzitutto a ragionare criticamente sull’azione del nuovo governo, che non è per forza da condividere in blocco. Fa bene al cuore vedere tante persone rispettabili al posto di della più sgangherata e squalificata compagine ministeriale che l’Italia abbia conosciuto dalla sua nascita. Ma è alquanto curioso che tra tanti illustri accademici, banchieri, grands commis, non si sia trovato neanche uno strapuntino per un esponente del mondo del lavoro.


Related Articles

Sanità  in Lombardia, appalti pilotati coinvolti tre fedelissimi di Formigoni

Loading

Nell’inchiesta 15 indagati: anche il cognato, Lucchina e il capogruppo Pdl   

Senato, arriva il “processo lungo” Camera, battaglia sulla prescrizione breve

Loading

Ostruzionismo pd. La corrente di Alemanno: nostro voto a rischio Il Pdl attacca Fini Bersani: “Guerra alla Lega” Seduta notturna a Montecitorio

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment