Consultazioni a tappe forzate Colle contro il «rischio incidente»

Loading

ROMA — «Ho fatto la mia parte, secondo l’impegno che avevo preso. Sono qui a firmare le mie dimissioni». È un Berlusconi sotto stress e con un sorriso amaro che gli segna il volto quello che alle nove di sera sigilla con una stretta di mano al presidente della Repubblica la fine del suo quarto governo. Si è presentato al Quirinale entrando da una porta secondaria, per evitare la folla che festeggia in piazza «la caduta» intonando cori di alleluja e Bella Ciao, e così ne esce, dopo appena mezz’ora. Non ha granché da dire, del resto. Offre la «disponibilità » del Pdl al conferimento di un incarico a Mario Monti, senza altre subordinate, per formare un nuovo esecutivo.
Un via libera condizionato, però. Che alle consultazioni di oggi sul Colle dovrebbe trovare uno sbocco definitivo, mentre il sottosegretario e braccio destro Gianni Letta, presente al colloquio e oggetto di mediazione politica e veti incrociati, dice a Napolitano: «Non voglio costituire un problema, né un ostacolo e neanche un pretesto per alcuni… quindi, con senso di responsabilità  e dello Stato, faccio un passo indietro».
Un nodo che si scioglie, l’unico, in una giornata lunghissima e convulsa anche per il capo dello Stato, impegnato a raccogliere e incrociare informazioni sui negoziati politici. Inchiodato al telefono per ore, distribuendo consigli ed esortazioni a tutti o quasi: da Monti ad Alfano, da Bersani a Bossi e Letta, appunto.
Le notizie che il presidente attendeva con maggior ansia, perché si riferivano a un incontro potenzialmente divisivo o risolutore, erano quelle sul faccia a faccia tra Berlusconi e Monti. Due ore di riflessioni sull’orizzonte temporale che dovrà  avere il nuovo governo (pronto a lasciare già  in primavera o destinato a durare fino alla scadenza naturale della legislatura?), sulla sua composizione (tecnica o tecnico politica?), sul programma (limitato ai 29 punti della famosa lettera dell’Unione Europea?).
Tre questioni ancora aperte, per quanto le diffidenze e i problemi sollevati dal Cavaliere non siano parsi al Quirinale davvero «ostativi» sull’ipotesi Monti. Insomma: la prova di forza resta delicatissima, esposta al rischio di un incidente dell’ultimo minuto. Perché, nel gioco di interdizioni e rilanci, alla fine potrebbe non essere raccolta quella «sfida per la coesione» raccomandata pure ieri da Napolitano, in un messaggio al congresso nazionale della Destra in cui ha evocato con toni drammatici «il grave momento di crisi economica e finanziaria».
Sul Colle ovviamente incrociano le dita, in attesa delle consultazioni a tappe forzate convocate per oggi. Sarà  una domenica ad alta tensione. Al termine della quale il presidente della Repubblica spera di riuscire a formalizzare l’incarico all’ex commissario europeo, per quel nascituro governo che ha già  raccolto consensi e fiducia dalle cancellerie di mezzo mondo. Secondo gli orientamenti del premier in pectore, condivisi dal capo dello Stato, dovrebbe avere un orizzonte cronologicamente pieno (fino al 2013), dovrebbe essere formato da personalità  autorevoli e competenti, tecniche, e dovrebbe contare magari su alcuni presidi politici (basterebbero pochi ministri, ma di rango), in modo da vincolare i partiti che accettano ad impegnarsi nella larga intesa.
Sgombrato il rebus Letta, gli altri ostacoli saranno sciolti o confermati durante le consultazioni. Un confronto che — ha recriminato ieri qualcuno del centrodestra — sarebbe ormai solo un esercizio platonico. La tesi di chi parla di forzature è che questa partita è cominciata già  prima della formalizzazione della crisi e che i passaggi per risolverla (dalla pre-indicazione di Monti «con l’escamotage della nomina a senatore» alle trattative politiche), tutto è andato in scena mediaticamente e senza riservatezza, più nei talk show che nei luoghi deputati. Certo, qualcosa d’irrituale c’è stato. Ma è stato un frutto obbligato dell’emergenza.


Related Articles

Rallenta il governo giallorosso, ma il PD dice sì al taglio dei parlamentari

Loading

Il partito accoglie la richiesta grillina: «È il presupposto per continuare la legislatura». Ma le soluzioni per legare la riforma a una nuova legge elettorale richiedono una grande dose di fiducia

Sbarramento e collegi Accordo tra i leader

Loading

Sì al taglio dei parlamentari. Il Colle: avanti senza indugio

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment