Bossi: “È bello stare all’opposizione”

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MILANO – Alfano? Ipotesi già  tramontata, per il Carroccio alle viste ci sono solo il governo tecnico e un salutare bagno all’opposizione. Ci pensa Umberto Bossi, in serata, a certificare il tam tam che corre per tutto il giorno tra i leghisti: «È bello stare all’opposizione, è più divertente». Così il Capo rompe gli indugi, e fa capire che neppure il voto anticipato è un obiettivo alla portata: la risposta dei mercati alle dimissioni postdatate di Berlusconi è stata tremenda, Napolitano si è messo in moto con la nomina di Mario Monti a senatore a vita, il Parlamento si prepara ad approvare in tempi rapidissimi la legge di stabilità , e Berlusconi si dimetterà  domenica.
Governo Monti, ne sono quasi tutti convinti, anche se Bossi per dovere d’ufficio agita ancora, in modo un po’ stanco, la bandierina del voto anticipato. Altro che ticket Alfano-Maroni: «Tendenzialmente – risponde – noi vogliamo andare al voto. «Tendenzialmente», appunto. Ma bisogna prendere atto – con un discreta dose di malcelata soddisfazione – che la macchina nel governo d’emergenza si è già  messa in moto. «Mica ci fa schifo». Lo dicono, all’unisono, purché a microfoni spenti, parlamentari e sindaci, dirigenti di prima fascia e colonnelli. Non gli fa schifo perché, sorride sornione un altro deputato, «avremo le mani libere, non dovremo più ingoiare rospi e ci rafforzeremo in vista delle prossime elezioni, dove vogliano correre da soli». Maroni, «che sarà  capogruppo», sarebbe già  pronto a battere il territorio con la libertà  di dire ciò che da ministro non avrebbe potuto.
È lo stesso Bossi a confermare l’aria frizzante che spira su un Carroccio lanciato a gran velocità  verso quel «ritorno alle origini» che nelle intenzioni dei leghisti (in prima fila ci sono Maroni e i suoi amici, visto che qualche avversario interno sembra insistere su un impossibile governo Tremonti) potrebbe salvare il movimento, per troppi anni ingabbiato nell’alleanza con Berlusconi. «Se sono così fessi da mandarci all’opposizione, ci rifacciano la verginità », confida il Senatùr ai suoi. E l’opposizione, come hanno già  martellato il ministro Roberto Calderoli e il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni con il no ai «pastrocchi» e ai «governi tecnici o con l’Udc», adesso diventa una strada obbligata. Anche davanti ai taccuini, Bossi suona la stessa musica annunciando con toni da campagna elettorale che l’offensiva d’inverno della Lega finalmente più di lotta che di governo potrebbe cominciare subito alle Camere, chiamate tra oggi e sabato ad approvare il maxiemendamento al ddl Stabilità . Se contenesse misure sui licenziamenti facili o, peggio ancora, nuovi interventi sulle pensioni, «la Lega voterà  no».
Poi arriva la precisazione della sua portavoce: la norma sulle pensioni «è quella concordata nella lettera di risposta all’Europa», mentre per ciò che riguarda l’articolo 18 nel maxiemendamento «non c’è niente». Ma questo è il clima, e l’Umberto sembra già  calato nella parte del fiero oppositore del «governo dei tecnocrati». Nonostante le aperture serali dell’amico Silvio all’ipotesi Monti. Peggio per lui, che ha già  commesso l’errore di «andare a sbattere» in Parlamento: «Non potevamo certo immaginare che sarebbe stato tradito dai suoi», sbotta Bossi.


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