Pressing del Cavaliere, i delusi resistono

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ROMA – In una rincorsa all’ultima voto senza fine che ha ormai trascinato il governo Berlusconi nelle paludi parlamentari dell’ultimo esecutivo Prodi, il premier oggi si gioca la partita decisiva sul filo del sorpasso. Si vota il rendiconto dello Stato, non è una fiducia, ma è come se lo fosse. E i giochi ruotano attorno a tre, massimo cinque deputati di scarto.
L’ultimo a lasciare via dell’Umiltà , a sera inoltrata, è l’ex “responsabile” Luciano Sardelli. Perché la sede di via dell’Umiltà  è un porto di mare. Denis Verdini convoca, accoglie, blandisce, prova a convincere. Non ce la fa. In nottata arriva da Arcore a dargli man forte Silvio Berlusconi in persona. Andrà  avanti così fino al voto d’aula di oggi pomeriggio, sul quale il Cavaliere sa di misurare le sue chances di resistenza contro tutto e tutti. E dal responso di oggi dipenderà  anche la presentazione della mozione di sfiducia delle opposizioni. Casini lo va ripetendo, stavolta non vuole ripetere figuracce. Ma sulla lavagna virtuale di Verdini, già  nel tardo pomeriggio di ieri, lampeggiava un’allarmante quota 310-311, alla luce delle defezioni di Carlucci, Bonciani e D’Ippolito transitati all’Udc e degli «indisponibili» pidiellini pronti ad astenersi.
Addio soglia dei 316, ottenuta nell’ultima votazione sulla fiducia del 14 ottobre, anche se oggi farà  il suo esordio Luca D’Alessandro, subentrante al defunto Franzoso, assente quel giorno. Il rendiconto passerà , ma le opposizioni tutte – compresi gli ex della maggioranza – hanno concordato l’astensione. E per la prima volta, il partito del non voto potrebbe superare il centrodestra. Il breafing è stato continuo, a Montecitorio, tra Casini e Fini, poi Bersani e Di Pietro, contatti telefonici ininterrotti. Anche i loro calcoli serali avrebbero attestato l’avvenuto sorpasso. Se davvero le astensioni dovessero superare i “sì” e avvicinarsi ai 315, solo allora i leader delle opposizioni si muoverebbero per la sfiducia già  nei prossimi giorni.
Per tutto il giorno dal fortino berlusconiano hanno rilanciato la voce di due Udc e di due del Misto in procinto di soccorrere la maggioranza. Un mistero, fino a sera. Sta di fatto che centrodestra e governo continuano a perdere pezzi. Il sottosegretario agli Esteri Vincenzo Scotti conferma le sue dimissioni. Non è parlamentare, ma a lui sono legati i due deputati Sardelli e Antonio Milo, il primo si era già  astenuto sulla fiducia, il secondo potrebbe farlo oggi sul rendiconto. La stessa cosa faranno, stando alle dichiarazioni della vigilia, almeno tre degli ex pidiellini firmatari della lettera dell’hotel Hassler: Giustina Destro, Fabio Gava e Roberto Antonione. Mentre non sarà  presente alla votazione, «per motivi familiari», un quarto firmatario, Giancarlo Pittelli. Gli ultimi due, Stracquadanio e la Bertolini, invece, voteranno a favore e stamattina saranno ricevuti a Palazzo Grazioli da Berlusconi. Con loro anche Antonione, fermo invece sulla linea dell’astensione. Non potrà  presentarsi in aula oggi per «ragioni personali» anche il repubblicano Francesco Nucara.
Ma in queste ore le porte sono girevoli e i confini tra i due schieramenti assai labili. Dalla sede Pdl esce nel tardo pomeriggio Giancarlo Mazzuca, uno degli insofferenti, rimasto a colloquio con i dirigenti. «Voterò sì sul rendiconto, ma è chiaro che sarebbe preferibile a questo punto un governo con maggioranza più solida», racconta appena fuori. Poi entrano a pochi minuti l’uno dall’altro il ministro Raffaele Fitto e il suo corregionale (oggi nel misto) Sardelli. Che finisce nel salottino di Verdini. Quando esce rassicura i leader del terzo polo e conferma l’astensione. «Ma questa sera, subito dopo la votazione, dobbiamo dare vita al nuovo gruppo dei popolari riformisti, non possiamo ancora restare in balia dei venti» spiega. È il gruppo degli ex pidiellini ed ex responsabili, da Versace alla Destro, col supporto di Api e Mpa. Si riuniranno tutti stasera. Resta da capire se ci saranno anche Milo e Mannino. Incognite, fino a ieri sera, assieme ad Antonio Buonfiglio, rimasto con Urso e Scalia in mezzo al guado tra Fini e la maggioranza.
Ma ormai, anche per Gaetano Pecorella, ex avvocato del premier, il sipario può scendere: «Il mercato dice chiaramente che Berlusconi è un danno per il paese: deve prendere atto che in questo momento bisogna farsi da parte e bisogna voltare pagina. Anche i mercati aspettano un cambiamento».


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