Yulia dietro le sbarre e l’Europa sta a guardare

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Pochi mesi dopo, tutto è cambiato: 7 anni di cella attendono l’ex presidentessa, e il ministro degli Esteri Ue Catherine Ashton dice che i giudici di Kiev non hanno rispettato le norme internazionali. Ma oltre a questo? Oltre a questo, poco: anche se a fine ottobre è stata cancellata una visita a Bruxelles del presidente Viktor Yanukovich. L’Ucraina non è nella Ue ma nel potentissimo club «fornitori di gas naturale», dal quale dipendono tanti inverni europei. Oggi i rapporti di Bruxelles con Kiev sono quelli di sempre: improntati a pragmatico realismo. Ma forse, l’Europa può ancora aiutare Yulia. Intanto, sono in ballo altri contratti che Kiev desidera concludere quanto Bruxelles. Poi, a dicembre, al vertice Ue-Ucraina, verrà  firmato l’«accordo di associazione» e Kiev prometterà  di adeguarsi agli standard europei. Dalla prigione, l’ex presidentessa ci chiede con una lettera di «non far morire il sogno europeo del popolo ucraino», chiede cioè che l’accordo venga firmato. Quella firma ci sarà : ma niente impedisce che la lettera di Yulia stia lì, su quel tavolo, accanto ai protocolli e sotto gli occhi dei leader ucraini.


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